di Giovanni Robusti – La scelta del nuovo segretario del ex partito comunista non mi ha mai appassionato. Tuttavia questa volta mi ha stupito, positivamente.
Mi hanno sorpreso due cose. L’affluenza ai gazebo. Code che non si sono viste alle ultime regionali. E la scelta di una donna. Pressoché sconosciuta, poco sostenuta dai media allineati al “regime” e contro le indicazioni dei cosiddetti tesserati. Che non sempre vuol dire militanti.
Siamo in un periodo di rifiuto dei cittadini verso i politicanti. A parte le elezioni regionali, che sono l’ultimo dato eclatante, merita ricordare che alle politiche del 2022 su 55 milioni e rotti di aventi diritto hanno votato poco più del 60%. Quindi poco più di 30 milioni. Il centrodestra ha vinto con poco meno del 45%. A sboccio circa 13 milioni. In soldoni meno di un quarto degli aventi diritto. In un qualsiasi condominio sarebbe una maggioranza che non servirebbe nemmeno a comperare la carta igienica. Di conseguenza hanno scelto gli altri. Quelli che sono stati a casa. Hanno scelto che, così non va bene. Hanno sfiduciato sia quelli che hanno vinto che quelli che hanno perso. Hanno, abbiamo, perso tutti.
Che dopo pochi mesi ci siano stati più di un milione di persone che, pagando 2 euro, si sono fatti la coda, si sono esposti a dichiararsi di sinistra ed hanno scelto di testa propria, contro le sostanziali indicazioni della struttura del partito, è un fatto. Un fatto eclatante. La candidatura della Schlein e degli altri doveva essere, come sempre è stato, un supporto a Bonaccini per far vedere che la scelta era democratica. E alla fine è stata proprio democratica. Ma ribaltando le previsioni.
Questo dovrebbe far pensare chi ha “vinto” le elezioni del 2022.
Secondo. Ha vinto una donna. Non si tratta di lotta di genere. Di vera o falsa parità dei sessi. Si tratta di prendere atto che, alla gente, la politica fatta da chi si sente eletto per diritto di genere non piace più. Si vogliono rompere gli schemi precostituiti. L’uso del femminile nel ventennio berlusconiano è finito. E di esempi non ne mancano. Nelle istituzioni europee. Negli stati europei. Ma anche nelle nostre istituzioni nostrane, non propriamente politiche.
Cosa succederà? Basta aspettare per vederlo. Forse ci sarà una certa quantità di eletti che lascerà il PD per tornare nelle braccia di Matteo Renzi. Il che non ribalterebbe nulla. Tuttavia, forse, ci sarà anche gente che alle prossime europee deciderà che vale la pena di tornare a votare. E nel caso si che si ribalterebbe qualcosa e ne vedremo delle belle.
Una chiosa per concludere. Siamo certi che se gli altri partiti decidessero di eleggere il proprio leader con le primarie troveremmo alla ribalta le stesse facce di ….. bronzo?
In fin dei conti, il segretario di un partito ha un vero e sostanziale potere istituzionale che incide sulla vita di tutti. I segretari nominano di fatto i parlamentari. Indicano i ministri e comunque decidono chi non farà il ministro anche se bravo. Nominano i vertici delle grandi aziende pubbliche. E potrei continuare ben altre.
E come vengono scelti i segretari? Dai militanti del partito?
Ma dai, su, non ci crederete anche voi. Non ve l’ha spiegato la mamma? E dicono che siamo in democrazia.