La piccola Svizzera si è mangiata la grande Francia. Ciò che conta non è l’apparenza ma l’appartenenza

29 Giugno 2021
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di Stefania Piazzo – Non me ne intendo di calcio. Sono appassionata solo in occasione di eventi unici in cui lo spirito di squadra prevale su tutto il resto. Ieri sera il “duello” tra Svizzera e Francia ha dato spettacolo in questo senso. Una rimonta all’ultimo secondo ha regalato agli atleti della confederazione una vittoria che sembrava ormai lontana se non impossibile. Gli elvetici non avevano nulla da perdere, non una scena da smargiassi quando hanno segnato, a differenza dei francesi. Non un cenno di superiorità da campioni del mondo uscenti. Sono stati semplicemente svizzeri.

Apparentemente “anonimi”, senza giocatori da pallone d’oro, hanno macinato reti fino all’ultimo sorprendendo tutti. Per gli svizzeri le cose si fanno insieme, per il bene comune.

La Svizzera è una confederazione di cantoni, al suo governo sono abituati ad alternarsi, non ci sono posti fissi nel decidere il futuro del paese. Governano anche se diversi, insieme, per portare a casa un obiettivo, in un comune programma.

Sarò politicamente scorretta, ma ho tifato per loro, per la lezione di sport, composto e determinato, che non si perde in chiacchiere, in discussioni su inginocchiati o meno, che punta al sodo, alla sostanza. Tutto il resto è accessorio.

Diversi, ciascuno cantone con proprie regole, con un governo che fa la sintesi federale sulle scelte di fondo, gli svizzeri sono stati precisi. Se una partita dura 90 minuti, allora si gioca fino in fondo. Se ci sono rigori, si tirano dal primo all’ultimo come se ciascun tiro fosse quello che fa la differenza. Forse hanno vinto per questo. Perché ciò che conta non è l’apparenza ma l’appartenenza.

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Direttrice: Stefania Piazzo
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