“Ministro Brunetta adesso basta: ci sentiamo davvero presi in giro. È da un anno e mezzo che attendiamo l’indennità di servizio (950 euro lorde all’anno) e per l’ennesima volta c’è un rinvio. Un rinvio che sappiamo non sarà breve, come da Lei auspicato in Aula, ma di almeno quattro mesi. Se dovessimo attendere i tempi della Pubblica Amministrazione dovremmo incrociare le braccia. Ma, ancora in emergenza sanitaria, sarebbe un danno per i malati, che non hanno colpe in quella che è esclusivamente una faccenda politica”.
A parlare è Donato Cosi, segretario Nursind Lombardia, il maggiore sindacato italiano della categoria. Donato Cosi ribadisce le dure parole pronunciate dal segretario nazionale del Nursind Andrea Bottega, dopo l’intervento del ministro Renato Brunetta che in Aula ha dichiarato che l’indennità agli infermieri promessa un anno e mezzo fa, e con fondi già stanziati ,arriverà dopo la chiusura, la prossima settimana, dei contratti di categoria ai quali sarà vincolata.
Il segretario NurSind Lombardia ricorda al Ministro il grande sforzo al quale la categoria degli infermieri è stata sottoposta da quasi due anni, pagando anche con la vita la lotta contro il covid.
In particolare gli infermieri degli ospedali lombardi che, fin dalla prima ondata, non si sono mai fermati. “Prima Lodi, poi Bergamo messe in ginocchio dal virus – ricorda Cosi -. Poi Milano, con l’apertura anche dell’ospedale della Fiera e il trasferimento dall’oggi al domani di decine infermieri dai loro ospedali nel nuovo nosocomio, spesso lontano anche centinaia di km dalle abitazioni e con la necessità di assentarsi per mesi da casa, dovendo riorganizzare anche la vita familiare. Infine Monza e la Brianza che proprio un anno fa hanno vissuto la loro Codogno con centinaia di infermieri contagiati e i colleghi che in silenzio e con spirito di abnegazione hanno lavorato schiena dritta a ritmi incessanti senza riposi e senza possibilità di stacco. Caro Ministro forse Lei si è dimenticato le lunghe file di ambulanze fuori dagli ospedali lombardi… Poi è iniziata la campagna vaccinale e anche in quel caso non ci siamo tirati indietro, malgrado fossimo stremati fisicamente e psicologicamente, al punto che molti colleghi esausti hanno deciso di andare in pensione”.
Uno smacco che agli infermieri lombardi fa ancora più male. Un doppio “tradimento” delle istituzioni dopo che anche le promesse della Regione Lombardia alla categoria sono rimaste nel cassetto: il riconoscimento economico si è fermato solo al periodo 20 febbraio 2020-30 aprile 2020.
“Nel frattempo noi non ci siamo mai fermati. Siamo andati avanti anche se era profonda la voglia di scendere in piazza – prosegue Cosi -. Negli ospedali ci sono pazienti covid da curare, ma anche pazienti con altre patologie lasciate momentaneamente in stand by a causa della pandemia che adesso devono recuperare. Ci sono visite, esami, terapie da riprendere, oltre ai casi nuovi che arrivano. Oltre naturalmente alla nostra presenza negli hub, in un momento delicatissimo per la campagna vaccinale. Ma per le istituzioni noi rimaniamo ancora dei fantasmi, per poi riempirsi la bocca ed elogiarci quando fa comodo”.
E nel frattempo da Roma arrivava l’annuncio dell’ennesimo rinvio di quell’indennità di servizio che la categoria si era già ampiamente guadagnata sul campo.
“Caro Ministro noi il nostro dovere lo abbiamo fatto – conclude Cosi -. Noi non abbiamo battuto ciglio quando c’è stato da combattere. Siamo stati definiti eroi, ci volevano persino assegnare il premio Nobel, ci avete osannato: ma noi delle parole siamo stanchi. Ci sentiamo davvero umiliati dalle sue dichiarazioni che sa, meglio di noi, essere campate in aria. Sappiamo bene che dall’1 gennaio 2022, cioè tra poco più di 15 giorni, le indennità di servizio non arriveranno. O meglio dovrebbe saperlo vista la sua esperienza a Palazzo Vidoni. È pura fantascienza che il contratto di comparto, cui è vincolata l’indennità, sarà chiuso in tempi brevi. Non solo, ma tra la firma del rinnovo e l’erogazione in busta paga di questo riconoscimento passerebbero comunque minimo quattro mesi come Lei ben sa”.
Il NurSind confida nel Parlamento e negli emendamenti che puntano all’anticipazione dell’erogazione dell’indennità.