Cinzia Bogazzi e la t-shirt del dopo zona rossa: “Non per vantarmi ma sono di Codogno”

12 Maggio 2020
Lettura 3 min

di Laura Aresi – Cinzia Bogazzi è una manager milanese che il prossimo dicembre festeggerà due traguardi: i suoi primi, splendidi cinquant’anni e l’orgoglio di essere divenuta un simbolo della rinascita lombarda all’epoca del coronavirus con le sue magliette benefiche dedicate alla sua città del cuore: Codogno.

«Oggi – ci dice – mi preparo come se andassi ad una festa: torno dai miei cari dopo quasi tre mesi di lontananza. Mi ricordo come se fosse ora, nei minimi dettagli, quella giornata di venerdì 21 febbraio: alle sei del mattino nella chat di famiglia compare un messaggio di mia cugina che gira il link ad un articolo sul primo caso accertato di coronavirus in Italia… succedeva a Codogno. Lì per lì però lo avevo considerato molto distrattamente».

Cinzia dirige un centro commerciale a Pavia. «Quella mattina come sempre mi svegliavo a Milano, dove vivo da 10 anni, ma tutta la mia famiglia vive fra Codogno e San Fiorano: mio padre, mio fratello, i miei cugini, e poi i miei amici e le mie amiche: io sono nata a Codogno, dove ho frequentato le scuole e ho vissuto per 33 anni». Cinzia ha davanti una giornata lavorativa a dir poco intensa. 

«Eravamo stati acquisiti due giorni prima da una nuova azienda e aspettavamo la visita della nuova proprietà: tutti i miei pensieri erano concentrati lì. Improvvisamente, alle 8:30, in ufficio, mi arriva un messaggio di una mia amica giornalista che mi chiede come sto e, pur con delicatezza, mi avverte che la situazione delle mie zone è grave. E’ stato lì che ho finalmente ho iniziato a realizzare il dramma».

Dal momento in cui viene individuato il “paziente uno” proprio a Codogno, grazie all’intuito di una anestesista che gli fa fare il tampone per una polmonite sospetta, il cuore della Bassa Padana diventa nell’immaginario collettivo il primo focolaio d’Italia del covid: dal 23, dichiarata zona rossa, viene chiusa e presidiata dalle forze militari, interdetta anche alle fermate dei treni. «E’ stato tremendo. I primi giorni, caduti nel fine settimana, era tutto bloccato: si formavano lì le prime infinite code nei supermercati, veniva razionato il pane come in guerra. Mio padre, 82enne, vive solo ed era completamente isolato».

La nostra manager si deve necessariamente mettere in quarantena e lavorare da casa: la settimana precedente è stata a contatto con amici e familiari, ma non è finita: appena rientrata in azienda finisce in pronto soccorso a Pavia proprio l’11 marzo, il giorno che in cui chiude l’intera Italia per via di una malattia cronica riacutizzatasi per lo stress. «Nonostante la pandemia sono stata assistita con enorme professionalità: io non sopporto quando parlano male dei nostri ospedali». 

In quei 45 metri quadrati milanesi in cui trascorre forzatamente la seconda quarantena per motivi di salute («Lavoro dalla mattina alla sera fuori casa: mi sembrava un incubo non poter più uscire, anche se la solidarietà fra i diversi condomini era qualcosa di meraviglioso»), la disperazione fa scattare la lampadina della creatività: del resto, vulcanica nata, Cinzia è nota per le molte iniziative benefiche cui si dedica da anni, una per tutti il Corridoio dei Colori al San Matteo di Pavia

Cinzia Bogazzi

«Su tutto mi premeva risollevare l’immagine della mia Codogno, additata dall’oggi al domani come il capoluogo degli untori. Poteva capitare ovunque, invece è capitata lì: eppure eravamo marchiati, “poverina sei proprio di Codogno” non facevo che sentirmi dire: e l’esser rinchiusa a Milano, su cui si era spostata la fama negativa, non mi era certo di conforto. Così un giorno, mentre mi sfogavo al telefono con la mia amica del cuore, mi viene un’idea.

Chiamo una seconda amica di un negozio di abbigliamento di Sant’Angelo Lodigiano: stampami per cortesia un paio di magliette con un cuore e la scritta “Non per vantarmi ma sono di Codogno”». La foto delle t-shirt inizia a circolare sui social: il risultato è incredibile, la gente le ordina da tutt’Italia. «In quel momento mi sono detta: se trovo qualcuno che mi aiuta le produco davvero e le vendiamo: il ricavato lo diamo in beneficenza. Detto fatto, in un sabato mattina ho trovato tre sponsor per 1800 magliette e anche chi le avrebbe prodotte: le associazioni di Codogno e di San Fiorano si sono rese disponibile a venderle».

In una manciata di giorni Cinzia raccoglie 14mila euro: «gli sponsor hanno coperto tutto a titolo gratuito, comprese le spese di spedizione, cosicché li consegneremo integralmente ai volontari della croce rossa di Codogno. Con me verrà Francesca Brianza: però prima ho bisogno di un parrucchiere, quindi che riaprano presto» ride l’anima bella dai look stravaganti. Nel frattempo una magliette è andata anche al governatore Fontana, che ha contraccambiato con una bellissima lettera, indicando nella Mary Poppins codognina l’esempio dello spirito imprenditoriale e della generosità lombardi. E il nome di Cinzia, sempre associato ad imprese del cuore, viaggia nuovamente su tutti i giornali.

IL GIORNALE

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