Covid – Rivolta medici, bonus anche chi era in ferie. E il sindacato: assessorati Piemonte e Veneto danno i fondi del governo procapite a pioggia

21 Maggio 2020
Lettura 2 min

Si può scrivere incazzati? Lo abbiamo fatto. I medici non hanno visto di buon occhio il bonus per il surplus di lavoro dovuto al Covid. Cosa c’è che non va? E’ un bonus a pioggia, cioè a quanto pare arriva a tutti. A quelli in corsia, a quelli a casa, in ferie o in smart working.

La decisione di darlo a tutti per non scontentare nessuno, che sa un po’ di mossa democristiana ed elettorale, è nel DL “Rilancio” (articolo 2, comma 6) e destinate (le risorse, ndr) “prioritariamente alla remunerazione delle prestazioni correlate alle particolari condizioni di lavoro del personale dipendente delle aziende e degli enti del servizio sanitario nazionale direttamente impiegato nelle attività di contrasto alla emergenza epidemiologica determinata dal diffondersi del Covid-19”.

Ma le cose non sarebbero andate così. I fondi sono stati assegnati – come denuncia il Segretario Nazionale Anaao Assomed Carlo Palermo – in modo indistinto tra Dirigenza medica e sanitaria e Comparto.

Questa infelice scelta sta determinando in alcune Regioni, come Veneto e Piemonte, conflitti tra le categorie e difficoltà legate alla curiosa alleanza tra Confederazioni sindacali e Assessorati regionali alla Sanità per favorire una suddivisione pro capite e a pioggia degli importi economici finanziati dal Governo nel decreto, nonché di quelli incrementali messi a disposizione dalle Regioni attingendo a riserve proprie. Con protervia e arroganza si persegue una suddivisione delle risorse che cozza contro i limiti individuati dal decreto “Rilancio” e contro quelli ancora più restrittivi previsti dal “Cura Italia”. Con una pervicacia degna di altri fini, ci si ostina nel non riconoscere le differenti condizioni di esposizione al rischio biologico e le differenti durate di esposizione sia per il personale della Dirigenza Sanitaria che per quello del Comparto Sanità, facendo carta straccia perfino del recente protocollo sottoscritto dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome e dalle Confederazioni sindacali”.

“Si tratta – dichiara Palermo – di un vero e proprio schiaffo rifilato a quei volti che abbiamo visto su tutti i media segnati dalla stanchezza, dalla sofferenza e dalle lesioni cutanee determinate dall’uso prolungato delle maschere protettive. Non siamo più ‘eroi’, non siamo più ‘angeli’. La tanto sbandierata riconoscenza per la nostra generosità, lo spirito di servizio e l’abnegazione, passata l’emergenza, cede il posto, come nella Regione Veneto, a più vili e prosaiche esigenze di consenso politico e propaganda elettorale. Tutto si dimentica in fretta.

Si dimentica che il personale della Dirigenza medica e sanitaria ha ritenute Irpef ben più alte di quelle degli operatori del Comparto e che i valori economici delle indennità di disagio valgono il doppio secondo i disposti contrattuali. Si dimentica di riconoscere un’indennità infettivologica anche ai medici e ai biologi, come se tutti non avessero operato in prima linea, fianco a fianco, per far fronte all’emergenza epidemica. Evidentemente anche chi ha sofferto per il contagio e le vittime hanno un peso differente”.
Alla fine, dopo la decurtazione per gli oneri previdenziali riflessi e la tassazione fiscale verrà distribuita ai Dirigenti dell’Area sanità una premialità una tantum che somiglia più ad una elemosina.

“La dignità della categoria non può essere ulteriormente oltraggiata.
Fabrizio De Andrè scrisse che “dal letame nascono i fiori”. È solo tramite chi ha saputo vivere le difficoltà e le sofferenze della vita, che si può costruire qualcosa di migliore.

Potremmo aderire alla sua esortazione – conclude Palermo – destinando l’obolo a favore del Fondo per le famiglie degli operatori sanitari che hanno perso la vita nella lotta al Coronavirus, promosso dalla Protezione Civile”.

IL GIORNALE

Direttrice: Stefania Piazzo
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