di Laura Aresi – E’ così è ufficiale: al Ministero stanno lavorando ad un’imminente riforma della scuola. Questo almeno è quanto farebbero presagire – e di questi tempi sia il condizionale sia le doti esegetiche sono d’obbligo – le parole scolpite ieri pomeriggio nero su bianco sulla pagina Facebook ufficiale di Lucia Azzolina, che avverte che è in via di istituzione “un tavolo con esperti che lavoreranno, a fianco del governo, per mettere a punto il nostro Piano per il mondo dell’Istruzione”. Non ancora istituito, dunque, ma prossimo ad esser apparecchiato. Il team lavorerà su due fronti: da un lato per stabilire le modalità di riapertura a settembre, dall’altro “come costruire, uscendo da questa emergenza, una nuova scuola”.
Questo il primo vaticinio dell’inquilina di palazzo Bazzani al rientro dalle vacanze Pasquali, che fa seguito ad un’altra raffica di esametri dispensati nel primo pomeriggio di martedì, nei quali si auspica una norma per velocizzare la provincializzazione delle graduatorie dei precari, “un decreto ministeriale avente natura non regolamentare (che) potrebbe abbreviare i tempi per rendere esecutive le norme sulle graduatorie provinciali. Avendo poi anche il tempo, da non sottovalutare, per un collaudo del sistema”.
Con corredo di un paio di migliaia e qualche spicciolo di commenti al vetriolo da parte di ogni tipologia di precariato folleggiante sulla pagina della Sibilla trasteverina, in primis l’agguerritissima sezione specializzata del fanclub. Del resto, preconizzando gli entusiasmi, la Ministra aveva sottolineato con enfasi: “Ho a cuore i precari, lo sono stata anche io” e avvertito che sarebbe comunque “un’ipotesi su cui può confrontarsi solo il Parlamento, in fase di conversione del decreto scuola”. Dulcis in fundo, “Il Governo assicurerà in tal caso investimenti e risorse per la digitalizzazione”.
Cosa si evince da tutto ciò? Proviamo ad interpretare l’oracolo. Primo, sicuramente, e lampante più che mai, che dai pensieri di viale Trastevere è stata totalmente archiviata ogni minima possibilità di rientro fisico delle scolaresche nelle loro sedi per la terza decade di maggio: non se ne fa accenno alcuno, ma se è per questo nemmeno al ritorno nelle classi virtuali dopo le vacanze conclusesi ieri. Proprio, è come se fosse del tutto scotomizzato il problema: nessun saluto, nessun augurio di buona ripresa del lavoro, niente di niente.
E’ necessario dunque fare uno sforzo di immaginazione e di entusiasmo pensando che alla Ministra stiano a cuore anche gli studenti e non solo gli insegnanti, precari o non precari: in realtà il cuore della bella siracusana batte unicamente per “un grande progetto di innovazione” che marcherà stretto il futuro dell’Italia, nel quale si trasformerà “la crisi in opportunità”. E’ chiaro dunque come l’apollineo sole che ispira la divinazione: entro settembre, anzi probabilmente molto prima, avremo la seconda firma di Mattarella su una riforma della scuola, questa volta rivoluzionata in senso digitale.
Il che potrebbe essere l’epilogo della tragedia già avviata trent’anni esatti or sono con la famigerata legge che – distruggendo secoli di pedagogia imperniata sul maestro unico e sulla formazione armoniosa del discente – avviava, per reverenza verso l’indistinto precariato questuante, la didattica modulare. Ma a noi poveri mortali sarà forse concesso timidamente di far osservare che nemmeno Dante, incontrando nella settima cornice tra le anime dei lussuriosi il suo maestro di poesia, quel Guido Guinizzelli notaio bolognese che aveva avviato “le rime d’amore (…) dolci e leggiadre”, aveva gradito quel fuoco che ormai li divideva (Purgatorio XXVI, vv. 88-102)?
Perché un conto è l’emergenza, un altro la prassi: e non ci si può emancipare troppo liberamente dal proprio precettore prima di aver bevuto tutto il calice dei suoi insegnamenti. In soldoni: la didattica virtuale alle elementari, pardon alla primaria, proprio non s’ha da farsi, ma nemmeno da pensarsi, nella normalità. E siccome nella normalità prima o poi rientreremo, sarà il caso di pensare ad altre soluzioni: noi della Padania ne abbiamo già scritto qualche giorno poc’anzi, qui. Buona lettura.
Photo by Feliphe Schiarolli