I popoli parlano grazie alle bandiere di Oneto

25 Ottobre 2023
Lettura 4 min

di Roberto Gremmo – Il convegno di sabato a Biella ricorderà Oneto soprattutto come autorevole studioso del paesaggio ma, per fortuna, non dimenticherà che l’architetto di Borriana è stato soprattutto il coraggioso pioniere che ha creato il mito della Padania come idea di una realtà storica, sociale e culturale specifica ed originale di etnie con caratteristiche differenti da quelle delle altre regioni dello Stato italiano.

Soprattutto questo è stato il contributo originale di idee che ci fa ricordare Oneto come un intellettuale ed un militante d’una idea d’Europa diversa e migliore di quella in auge oggi con il predominio dei poteri forti.

Tuttavia, in una vita purtroppo breve ma densa di opere originali e controcorrente, seppe più volte affrontare temi che prima di lui non erano stati quasi mai sviscerati dagli altri intellettuali.

Tanto per fare un esempio, ricorderò che Oneto ha il merito di aver valorizzato le bandiere dimenticate o addirittura poco note che hanno inalberato i “piccoli Popoli”, spesso senza Stato; i vessilli identitari delle etnie e gli emblemi, ormai quasi perduti, delle nazionalità.

Il suo libro sulle bandiere di libertà resta dunque per noi un esempio di come si possa e si debba dare importanza non solo alla “grande storia” degli orrori del potere ma rivalutare e studiare anche negli aspetti minori la realtà della microstoria, marginale fin che si vuole, ma comunque meritevole di essere conosciuta.

Anche in questo Oneto è stato grande.

Non è dunque un caso se la sua opera non è’ andata perduta, non solo perché continua nel lavoro prezioso dell’associazione che ne porta il nome ed è presieduta da Daniela Piolini, ma anche perché molti dei temi “padanisti” e identitari da lui affrontati per primo, sono sempre più spesso esaminati da altri studiosi che hanno saputo apprendere la sua lezione di valorizzare anche gli aspetti minori della storia.

Sulle bandiere, ad esempio, non mancheranno nuovi studi e ricerche, che già adesso sembrano promettere scoperte di vessilli sconosciuti, curiosi o singolari ed anche, talvolta, espressioni di realtà dimenticate o cancellate.

Prendiamo l’Italia.

Non ci fosse stato il lavoro di Oneto, difficilmente avremmo dato importanza alle ricerche di Ugo Bellocchi che anni fa censì nell’Italia pre-unitaria ben trentun bandiere che garrivano al vento a marcare delle sovranità e poi vennero rimosse con la violenza dallo Stato imperialista straccione e centralista.

Eccole:

– Bandiera del Papa: è bianca, con le figure di S. Pietro e Paolo, il primo tenente nella destra due chiavi in decusse e nella sinistra un libro aperto, il secondo con nella destra un libro e nella sinistra una spada.

– Bandiera di Roma: è bianca, con due chiavi in decusse cimate da mitra, il tutto d’oro (Bandiera mercantile dello Stato Pontificio).

– Altra bandiera di Roma: è rossa, con scudo a cartoccio posto in banda, di rosso al palo d’azzurro caricato delle lettere d’oro SPQR.

– Bandiera di Sicilia: è bianca, con quattro strisce centrali rosse e gialle aventi al disopra e al disotto un’aquila spiegata nera.

– Bandiera di Messina: è bianca con aquila bicipite nera.

– Bandiera delle galere di Sicilia: è bianca con aquila spiegata nera.

– Bandiera delle Due Sicilie: è azzurra con aquila spiegata bianca.

– Bandiera del Regno di Napoli: stemma del Regno sormontato da corona.

– Bandiera di Napoli: è bianca con grifone verde.

– Bandiera di Savoia: è rossa a croce bianca, accantonata dalle lettere FERT bianche.

– Altra bandiera di Savoia: è bianca con la figura della Vergine tenente in braccio Gesù Bambino.

–  Bandiera di Venezia: e’ rossa con leone lato d’oro su striscia azzurra, tenente nella destra una croce d’oro e nella sinistra un libro con la scritta Pax tibi Marce Evangelista meus.

– Altra bandiera di Venezia. Simile alla precedente, salvo che il leone tiene nella destra una spada azzurra guarnita di nero.

– Altra bandiera di Venezia: è rossa con leone alato d’oro, tenente nelle zampe anteriori un libro.

– Bandiera (mercantile) della Toscana: è bianca a croce rossa bordata di giallo.

– Altra bandiera granducale e dello Stato: è bianca, con le armi del Granduca, che sono d’oro a cinque palle di rosso in cinta, cimate da una sesta con le armi di Francia.

– Bandiera di Genova: e’ bianca a croce rossa.

– Bandiera di Modena e Reggio Emilia: e’ azzurra con aquila spiegata bianca, imbeccata e membrava d’oro.

– Bandiera di Ragusa: è bianca con scudo d’argento caricato del motto Libertas.

– Altra bandiera di Ragusa: è bianca con la figura di un monaco vestito di nero, affiancato dalle iniziali S(an) B(iagio).

– Bandiera di Sardegna: è bianca a croce rossa accantonata da quattro teste di moro tortigliate d’argento.

– Bandiera del Ducato di Milano e Mantova sotto l’Austria: aquila bicipite che tiene nella zampa destra la spada, nella sinistra il globo imperiale; sormontata da corona.

– Bandiera del Ducato di Parma, Piacenza e  Guastalla: a bande orizzontali gialle e rosse.

– Bandiera del Ducato di Massa e Carrara: scudo con gli stemmi del Ducato, sormontato da corona.

– Bandiera della Repubblica di San Marino: fondo bianco e azzurro a due bande orizzontali, con al centro lo stemma rappresentante le tre rocche del Monte Titano, circondato da corona vegetale.

– Bandiera della repubblica aristocratica di Lucca: scudo a sfondo blu con la scritta LIBERTAS contenuta fra due linee orizzontali; sormontato da corona.

– Bandiera di Mantova: è azzurra, con una testa femminile avente una maschera nera sui capelli, intorno un bordo con la scritta Al bisogno rassembra l’uomo, gira il fato.

– Bandiera di Ancona: è di due strisce orizzontali, rosso su giallo.

– Bandiera di Livorno: è bianca con croce di Santo Stefano rossa avente all’estremità dei bracci una palla rossa.

– Bandiera delle galere di Livorno: è rossa a bordo giallo su tre lati, caricata di disco bianco con croce di Santo Stefano rossa.

Come un potente rullo compressore, la violenza risorgimentale ha cancellato tutte queste realtà è proprio Oneto (“Piccolo è’ bello”, Facco editore”) ha giustamente denunciato che questa livellazione “ha comportato una diminuzione del tasso di libertà’, e soprattutto di possibilità di differenziare le espressioni di libertà in funzione delle esigenze e delle culture locali”, creando la tragedia di oggi, dove si va verso il baratro della “creazione di un enorme Stato mondiale con potere infinito, leggi uguali per tutti a cui non sarà più possibile sfuggire o portare modificazioni commisurate a esigenze particolari”. Una prospettiva apocalittica, che Oneto ha cercato sempre di contrastare. E noi con lui.

credit foto claire-kelly-OUcKtVbZBVI-unsplash

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