La lettera – Grande Nord: Una brutta copia dell’autonomia non affronta la questione settentrionale

25 Novembre 2022
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di Raffaele Piccoli – In economia esiste una legge che recita “ La moneta cattiva scaccia quella buona “. Quello che sta avvenendo in questi giorni a seguito della presentazione della bozza Calderoli sull’autonomia differenziata è esattamente questo. La bozza definita quasi sommessamente dal ministro una pura ipotesi di lavoro, è già stata annacquata rispetto alle intese siglate nel febbraio 2018 da Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna con il governo Gentiloni. Se immaginiamo cosa potrà accadere, secondo quanto previsto dal testo attuale, dopo il ping pong di esami ed approvazioni tra regione, governo, commissione affari regionali e aula, ci rendiamo conto che ben poco resterà di positivo per chi chiede autonomia.

Il problema infatti non sarà tanto il passaggio parlamentare, ma il fatto che deputati e senatori che anche facenti parte della maggioranza di governo, più che legati dal vincolo di appartenenza politica, saranno condizionati dal vincolo territoriale. In fondo gli eletti al sud, ancorchè di centro destra lavoreranno di emendamento in emendamento per tutelare gli interessi dei territori. In effetti la levata di scudi dei governatori meridionali di fronte a una bozza ancora in embrione, e già annacquata, è di per se illuminante.

L’ex ministro PD per il sud Provenzano, oltre ad altri giornalisti notoriamente contrari a qualsiasi forma di autonomia nel corso di una recente trasmissione televisiva sostenevano come sia ingiusto attribuire ulteriori autonomie e risorse a regioni a scapito di altre. Sarebbe stato opportuno ricordare che la Sicilia, regione a statuto autonomo, trattiene già ora molte più risorse rispetto alle regioni che richiedono maggiore autonomia, per non parlare del fatto che lo stato ha spesso dovuto appianare buchi di bilancio.

E’ del tutto evidente, come da più parti è già stato sollecitato, che le istituzioni centrali spesso a trazione meridionale, supportate dai governatori interessati a mantenere uno status quo a loro ampiamente favorevole, molto difficilmente lasceranno passare una o più riforme indispensabili alle regioni del nord, e questo con buona pace di Zaia. Credo che a nessuno sfugga come la “ Questione settentrionale” mai troverà soluzione per questa via.

Si è detto che sarebbe più opportuno rispolverare il federalismo fiscale, legge approvata nel 2009, volutamente sepolta nei cassetti dello stato per mancanza di decreti attuativi, può essere. Difficile anche credere alla candidata a Governatore Letizia Moratti, sostenuta dai centralisti del terzo polo, Renzi e Calenda che pensa alla Lombardia Regione Stato.

Esiste una sola strada che la lega, avendo i governatori, avrebbe dovuto percorrere da anni. La creazione della macroregione Padana. Questa dovrebbe nascere dal nocciolo duro di Lombardia e Veneto cui in futuro si aggiungerebbero altre realtà. Non penso a una fusione immediata, ma a un coordinamento di governatori che attraverso azioni concordate, e parlano con una voce sola, difendano e tutelino costantemente gli interessi dei territori amministrati nei confronti sia del potere centralista, sia nei riguardi di chi al sud e altrove si oppone ferocemente alla difesa degli interessi del Nord. In sostanza una massa critica in grado di dialogare alla pari con le Istituzioni romane.

Non può sfuggire che una “ rivoluzione dal basso “ di tal portata innescherebbe un dibattito in grado di modificare gli attuali equilibri. E’ ovvio però che tutto questo necessita della presenza di un soggetto politico nordista in grado di collegare l’opinione pubblica e l’elettorato alla consapevolezza dei problemi delle regioni del Nord, al di la degli inutili scontri destra-sinistra della vecchia politica.

A mio avviso il tentativo di Gianni Fava volto alla creazione di un nuovo soggetto politico, può avere successo a due condizioni: il superamento di ogni steccato ideologico, la partecipazione alle sole elezioni territoriali e la continua e costante attenzione alla “ Questione Settentrionale” da troppo tempo dimenticata da tutti.

Raffaele Piccoli, Grande Nord Ferrara

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