Inchiesta Forlì – Pini atteso dal Gip di Bologna. Dal carcere: “Incredulo e ansioso di difendermi”

25 Giugno 2023
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L’inchiesta della Procura di Forlì e della Dda di Bologna su una truffa milionaria sulle mascherine nei primi giorni del Covid, dietro alla quale, secondo i magistrati, si nasconderebbe un traffico di influenze e di scambi di favori tra l’imprenditore ed ex parlamentare leghista Gianluca Pini e l’ex dg dell’Agenzia delle Dogane e assessore della Regione Calabria Marcello Minenna, prosegue con nuovi interrogatori. In tutto sono 34 le misure cautelari disposte dal gip, per una serie di reati che vanno dalla truffa aggravata alla corruzione. Pini è stato il primo ad essere interrogato, per quasi tre ore, in carcere, a Ravenna, dove si trova, mentre Minenna, finito ai domiciliari, sarà ascoltato il prossimo 28 giugno.   “Il mio assistito ha risposto a tutte le domande e si è difeso dalle contestazioni della Procura. Ha spiegato che è stata l’Ausl Romagna a cercarlo, tramite un funzionario che è un amico d’infanzia – ha spiegato il legale di Pini, Carlo Nannini – per reperire delle mascherine che erano introvabili, e allora lui ha attivato i buyer che conosceva grazie al suo lavoro di imprenditore. A quel punto è stato stipulato un accordo quadro e la documentazione delle mascherine è stata accertata dalla stessa Ausl, infatti le mascherine sono state utilizzate senza problemi. Solo in seguito, sostiene la stessa Procura, si è scoperto che erano incongrue”.

Le accuse nei suoi confronti sono truffa aggravata, autoriciclaggio, frode in commercio e nelle pubbliche forniture e due episodi di corruzione. Il suo legale ha chiesto al Gip la scarcerazione. o in subordine i domiciliari, ma il giudice si è riservato. “La Procura parla di ‘pactum sceleris’ tra Pini e Minenna, ma non c’è nessun ‘pactum sceleris’. Visto che all’epoca nessuno sapeva come funzionava per far arrivare le mascherine, Pini gli ha solamente chiesto informazioni su come far arrivare la merce”. Per la Procura invece i due avrebbero lucrato sulla pandemia, nel suo momento più drammatico. Per l’accusa si sarebbe trattato, appunto, di un “pactum sceleris”, un vero patto con scambio di favorii. Minenna, sostengono i magistrati, avrebbe accettato “le promesse in cambio dell’asservimento della sua funzione pubblica”.

Il tutto è cominciato da un’indagine della Dda di Bologna su un carico di cocaina trasportata su un camion dal Belgio. Domani l’ex parlamentare leghista sarà ascoltato anche dal Gip di Bologna nell’ambito del secondo filone d’indagine, legato al traffico di stupefacenti. “Ovviamente il mio assistito non ha contestazioni riguardo agli stupefacenti, ma gli vengono contestati anche in questo caso due episodi di corruzione. Forniremo spiegazioni anche su questo”, ha detto il legale di Pini che si è detto  “Incredulo e ansioso di difendersi”. 

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