L’ultima goccia, il “green pass”: con la sua durata di sei mesi dalla vaccinazione, escluderebbe di fatto i medici, vaccinati a gennaio, dalla possibilità di spostarsi, di accedere a servizi. E forse persino, in assenza del richiamo, dalla possibilità di stare in corsia. Creando, in ogni caso, problemi burocratici e organizzativi, in un contesto di scarsità di vaccini. Problemi che si potrebbero evitare: i primi studi – tra cui uno su quella naturale, condotto dal San Raffaele in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità e reso noto oggi – suggeriscono una durata maggiore dell’immunità, di almeno otto mesi. Ma il disagio dei medici, trasversale a tutte le componenti della Professione, dagli ospedalieri ai medici di famiglia, dagli operatori del 118 agli specialisti ambulatoriali, dagli specializzandi ai pensionati, dai medici delle RSA a quelli dell’ospedalità privata, è ormai intollerabile. Tanto che il loro presidente, Filippo Anelli, da poco rieletto alla guida della Fnomceo, la Federazione degli Ordini, chiede al Governo di ‘aprire la questione medica’. E chiede di avviare un confronto tra i rappresentanti della Professione e il Ministro della Salute, Roberto Speranza. “I medici sono stremati – spiega Anelli -. Si sono spesi senza risparmiarsi per far fronte alla pandemia, non solo curando i pazienti, ma cercando di puntellare, con la loro disponibilità e abnegazione, tutta una serie di carenze strutturali e organizzative, che si erano ormai fatte sistema e che il Covid ha accentuato”, “è il momento di aprire ed affrontare, anche a livello politico, la ‘questione medica’. È il momento di una rivoluzione copernicana della sanità, che metta al centro non i pareggi di bilancio, ma gli obiettivi di salute, i professionisti e i cittadini. Che non consideri gli operatori come ‘prestatori d’opera’, cui chiedere servizi al ribasso, ma come il cuore e il cervello del sistema di cure, modificandone l’attuale governance. Che garantisca la loro autonomia, la loro indipendenza, la loro responsabilità come sigilli della qualità delle cure. E allora, ci appelliamo ancora una volta al Ministro Roberto Speranza, che sin dall’inizio del suo mandato, e poi durante tutta la pandemia, ci ha sempre fatto sentire il suo impegno e la sua vicinanza: apra, con i medici, un confronto aperto, permanente, diretto. Ci permetta di portare a compimento quel ruolo di Enti sussidiari, di bracci operativi attraverso cui lo Stato garantisce i diritti dei cittadini. Ci permetta di fare la nostra parte, per avviare tutti insieme questa rivoluzione, questa riforma del Servizio sanitario nazionale, che è l’unica vera risposta al malessere dei medici e ai bisogni di salute dei cittadini”.

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