di Gigi Cabrino – L’ennesimo stallo dell’egato numero 2 (tradotto, l’ente gestore autorità d’ambito) sull’assetto da dare al futuro gestore unico, portando al commissariamento, si rivela tutt’ altro che una non decisione ma una decisione ferma e precisa.
Si avvia, col commissariamento, il percorso che porterà all’ ingresso dei privati nella gestione delle risorse idriche. O meglio di un privato, dal momento che si può ipotizzare con una certa sicurezza quale sarà il colosso finanziario che gestirà le acque di Biellese, Vercellese e Casalese (più Valenza); un soggetto quotato in borsa che dovrà rendere conto alle quotazioni sui mercati. Sarà altrettanto attento al servizio da rendere ai cittadini? Si spera, ovviamente.
Da un lato i piccoli comuni serviti dal Consorzio per l’Acquedotto del Monferrato interamente in mano ai gli enti locali e parte dell’ato5 astigiano; dall’altro Casale con i comuni dell’autorità biellese e vercellese le cui risorse idriche saranno in mano a privati.
L’insegnamento classico in economia dà la precedenza al privato ma riconosce il dovere del pubblico di intervenire per evitare eccessive concentrazioni di mercato in capo a pochi soggetti privati, le situazioni di monopolio.
In questo caso si fa il cammino inverso, si procede col cedere, da parte degli enti pubblici, un monopolio naturale al controllo di soggetti privati.
Ma non è per niente detta l’ultima parola.
Se Casale e Valenza con i comuni dell’ area omogenea chiedessero alla regione il passaggio all’ato5 astigiano si potrebbe riunire il Monferrato per quanto riguarda la gestione dei servizi idrici e mantenere l’acqua sotto il controllo degli enti locali