Sardegna a Pd e 5 Stelle- Todde umilia il centrodestra disunito. L’ombra del voto disgiunto tra gli alleati: serve il Var su quel 4% che ha disertato il candidato di Meloni

27 Febbraio 2024
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di Stefania Piazzo – Vincitori e vinti. Il voto regionale sardo non ha mancato di stupire, come nel 2019 quando si registro il flop degli exit pool e i tempi biblici per la proclamazione degli eletti.

Ora il cosiddetto Campo Largo di Pd e 5Stelle sorpassa quasi al Var il centrodestra disunito. Perché se la matematica politica non è una opinione qualcuno deve spiegare a Giorgia Meloni perché la sua coalizione totalizzi 333mila voti mentre il candidato presidente, sindaco di Cagliari di FdI, ne prenda invece 327mila. Si chiama voto disgiunto e si pronuncia “risentimento”. Volgarmente, “vendetta”, “rivalsa”. Il centrodestra non ha votato compatto. Gli elettori addirittura a Cagliari hanno punito il candidato meloniano sbertucciandolo con qualcosa intorno al 20% di consenso in meno rispetto alla rivale. In casa propria.

Ora si dirà che è colpa di una campagna elettorale impostata da Roma, decisa da Roma. Personalizzata, centrata sui leader di partito piuttosto che sulle persone del territorio. Sarà anche questo e sarà anche la stanchezza per una prosa barocca del governo, inamidata nelle dichiarazioni, nella prolissa prosopopea che tutto va bene. Basta vedere le dichiarazioni ai tg degli esponenti di governo per avere questa impressione di noiosa non comunicazione. Che comunque non è da meno anche da parte dell’opposizione. Tanto che in Sardegna è stata quasi pari patta. La politica stanca.

Cosa ha fatto la differenza? Ce lo ricordiamo quell’ “arrivo?” con l’ascensore che però si fermò ad un altro piano? Stavano eleggendo il capo dello Stato. Domenica hanno eletto un altro tipo di presidente. I numeri del piano non corrispondono, anche questa volta. Il centrodestra ha il 49%, il candidato Truzzu il 45%. A quale scala sono scesi quei voti che fanno il 4% di differenza?

Poi c’è il dato di fatto del tracollo della Lega, al 3,8%. Era all’11,4 nel 2019. FdI dal 4,7% è passata al 13,6%. E se la gioca quindi col Pd, alla pari, al 13,8%.

Ha votato il 52,3% degli aventi diritto. Che il successo per un pugno di voti sia il segnale di una inversione di tendenza è presto dirlo. La Sardegna non è tutta Italia, al Nord i 5Stelle e il Pd sarebbero stati altrettanto forti? Il voto divide sempre l’Italia. Ma il punto è l’affidabilità dei partiti nella coalizione. Meloni ha toccato con mano che non può fidarsi di tutto, soprattutto di qualcuno, ma già lo sapeva.

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Direttrice: Stefania Piazzo
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IL RIBALTINO – Prove di campo largo. Regionali Sardegna, Todde, sorpasso per un pugno di voti. Il voto disgiunto fa la differenza. Fdi al 14%, Lega precipita al 3,9%, Forza Italia al 6,6%

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