Part time fino a 25 anni per avvicinare domanda e offerta?

1 Marzo 2023
Lettura 1 min

di Sergio Bianchini – Come sempre in Italia domina il pianto, il catastrofismo. I commenti abbondano e sono ricchissimi ma le idee di governo scarseggiano.

Sui giovani ci sono grandi lamentele sia da parte di chi li “ama” e dice di soffrire vedendone tanti disoccupati che non studiano né lavorano, sia da pare delle aziende che li cercano e dichiarano di non trovali nonostante anche proposte che sembrano allettanti.

Io vorrei avanzare una semplice proposta che a me appare risolutiva del balletto destrosinistrorso di cui sopra.

Propongo che il contratto di lavoro dai 16 ai 25 anni preveda un massimo di 4 ore giornaliere.

In questo modo il giovane accetterebbe tutte le tipologie di offerta perchè la sua paura fondamentale è di cacciarsi in un tunnell irreversibile.

Anche l’esigenza di fare esperienze di lavoro molteplici sarebbe soddisfatta e così anche per il bisogno di proseguire gli studi dopo il diploma senza gravare troppo su una famiglia non ricca.

Si risolverebbe anche la questione dei minorenni che dopo i 16 anni non sono più soggetti all’obbligo scolastico e che le aziende possono assumere ma con contratti particolari dove la formazione in servizio occupa alcune centinaia di ore. Si consentirebbe anche un certo “sballismo” accettabile oggi nella giovinezza, dando uno spazio alla “fannulloneria” vera o apparente. Uno spazio che però non sarebbe distruttivo perchè abbinato ad una parte della giornata in cui il giovane sarebbe inserito nella principale realtà sociale e non sarebbe a carico e generatore dell’ansia familiare con tutte le conseguenze che ben si conoscono e che tutti temono.

Tempo fa chiesi ad un piccolo imprenditore che aveva alcuni dipendenti stranieri come mai non assumesse giovani italiani. Mi rispose che non trovava italiani disposti a fare 8 e a volte dieci ore al giorno. Quando gli proposi l’idea del part time mi rispose che si, sarebbe buona, ma due part time di 4 ore costano di più che un full time di 8.

Mi sembra una questione reale ma facilissimamente risolubile sul piano legislativo dove tutti dichiarano di essere in ansia per la triste condizione dei giovani.

E mi sembra un modo facile di uscire dall’immobilismo e dalla solita guerra destrosinistrorsa carica di paroloni generici o filosofici che andando al governo nessuno riesce a declinare davvero perchè quello che manca sono idee concrete , davvero realizzabili e non possibili solo dopo aver cambiato il mondo intero, o l’Europa.

Questo problema della ridondanza dei lamenti, dei sogni verbali rivoluzionari ma contemporaneamente della carenza delle idee vere, semplici e realizzabili in tempi certi e brevi, si verifica a tutti i livelli. Sia nella realtà nazionale che in quella regionale.

Io sono stufo e penso che quel 60% che non va a votare sia d’accordo con me. Ma non solo quel 60% , anche gran parte di quelli che , come me a votare ci sono andati e osservano le conseguenze praticamente nulle dell’ennesimo cambio di governo.

IL GIORNALE

Direttrice: Stefania Piazzo
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