Nord Est e Nord Ovest, il Censis: è lì che la crisi morde di più

3 Ottobre 2022
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Crisi, una valanga che ha appena iniziato la sua corsa. Le piu’ colpite sono le microimprese, con 107 miliardi di debiti finanziari a rischio e 196 vulnerabili. La distribuzione geo territoriale della crisi evidenzia una maggiore fragilita’ delle imprese del Sud e delle isole, ma sono interessate tutte le regioni italiane, anzi in termini assoluti e non relativi morde di piu’ nel Nord Est e nel Nord Ovest.

E’ il quadro che emerge dal Focus Censis Confcooperative ‘Un paese da ricucire’. “Il disagio sociale supera i confini della poverta’ conquistando nuovi spazi, mietendo nuove vittime tra chi fino a oggi pensavano di esserne al riparo”, commenta il presidente di Confcooperative Maurizio Gardini: “Si preannuncia un autunno caldo a cui dare risposte”.

Sono circa 3 milioni di famiglie, pari a circa 10 milioni di persone, coloro che vivono in condizioni di poverta’. Almeno 300mila sono invece le imprese che rischiano di crollare sotto il peso di 300 miliardi di debiti. C’e’ poi un lavoro che diventa sempre piu’ povero e un crescente rischio default per le aziende.

Lo studio e’ stato presentato nel corso dell’incontro tra la Confederazione delle cooperative italiane e la Conferenza Episcopale Italiana, che si e’ tenuto oggi ad Assisi. Clou dell’iniziativa, il dialogo sul futuro del Paese tra il presidente Maurizio Gardini, e il cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente Cei. Nel corso dell’iniziativa, Confcooperative ha presentato il suo manifesto che fotografa “una societa’ dove le diseguaglianze aumentano” e nel quale si impegna a “rimettere la persona al centro del modello di crescita”. Il quadro delineato dal Focus Censis e’ preoccupante. Il numero di famiglie in poverta’ assoluta sono 1.960.000, l’equivalente di 5.571.000 di persone; sono 2.895.000 le famiglie, 8.775.000 persone, quelle che vivono in condizioni di poverta’ relativa. Inoltre, si evidenzia, percepire un reddito da lavoro dipendente non e’ piu’ sufficiente a mettersi al riparo dal rischio di cadere in poverta’: sul totale degli occupati 22.500.000, il 21,7%, pari a 4.900.000, svolge lavori non standard (dipendenti a termine, part time, part time involontario, collaboratori). E’ il cosiddetto “lavoro povero”.

I piu’ colpiti da queste condizione di precarieta’ economica e sociale sono proprio i giovani (38,7% nella classe d’eta’ 15-34 anni). C’e’ poi il tema del lavoro nero, con 3,2 milioni gli occupati irregolari. Pesa anche la condizione dei pensionati: quelli “poveri”, che percepiscono un reddito pensionistico nell’anno uguale o inferiore ai 12 mila euro, sono 6,2 milioni, pari al 40%. Preoccupazione anche per le imprese: “Nell’anno della ‘tripla crisi’ dal Covid, all’energia alla guerra nel cuore dell’Europa – spiega Gardini – torna ad aumentare il rischio default per le imprese italiane. Le imprese a rischio salgono al 16,1% dal 12,6% del 2019. Quelle vulnerabili crescono dal 29,4% al 32,6%.

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