Rallentano i nuovi domini sul web

31 Gennaio 2023
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475.768 nuovi domini .it registrati nel 2022, per un totale di 3.467.693 domini nostrani attualmente in Rete: lo 0,50% in più rispetto al 2021. Un risultato inevitabilmente diverso da quell’effetto pandemia che aveva fatto segnare +2,24% e addirittura +4,20% rispettivamente nel 2021 e nel 2020. Sono i dati rilevati dal Registro .it, organo tecnico dell’Istituto di Informatica e Telematica del Cnr e anagrafe dei domini a targa italiana, che rileva un anno di stasi fisiologica per il web italiano – rappresentato anche dal dato sulle nuove registrazioni, in calo del 13% rispetto al 2021 – ma anche un grande potenziale di crescita e di sviluppo per il futuro. “Potremmo dire che i numeri del Registro .it fanno ancora una volta da cartina tornasole del momento attuale, in primis dal punto di vista sociale ed economico, non solo in termini di innovazione e tecnologia – ha commentato Marco Conti, Responsabile del Registro .it e Direttore dell’IIT-Cnr – Il 2020 dei lockdown era stato l’anno dell’approdo alla Rete per coloro che si affidavano al web per salvare la propria attività o per avviarne una nuova; il 2021 era stato l’anno resiliente, quello della fiducia e della ripartenza. Con questi presupposti, dopo il boom degli ultimi due anni, il 2022 non poteva che essere un anno di stasi fisiologica per il .it: un dato che trova riscontro anche a livello europeo e globale – aggiunge Conti – E tuttavia, il potenziale di crescita della rete italiana è ancora molto alto, maggiore di quello di tanti altri Paesi europei”.

Un andamento simile, aggiungono dal Registro .it, si era già visto negli anni della crisi del 2008, quando incertezza ed emergenza economica – anche allora – avevano fatto segnare tassi bassissimi di presenza .it in Rete, per poi risalire a partire dal 2010-2011. Per questo motivo si può ipotizzare che il dato di quest’anno sia stato influenzato anche dalle conseguenze economiche degli ultimi avvenimenti internazionali, tra emergenza sanitaria ancora in corso, crisi geopolitiche e ricadute su consumi, imprese e spese dei cittadini in tutto il mondo. “Questa stasi è presumibilmente anche (non solo) frutto degli effetti economici del conflitto russo-ucraino – commenta Conti – Per esempio, dell’aumento repentino dei costi per privati e soprattutto per le imprese, costrette a diminuire i propri investimenti e a prendere decisioni anche drastiche per tenere in piedi il business. Ma il potenziale del .it resta molto alto e confidiamo nel fatto che il 2023 si rivelerà un anno di svolta per i domini italiani e per l’intero piano di digitalizzazione del Paese”.

A conferma di un’annata di stasi c’è anche il calo generale nelle categorie che il Registro .it monitora mensilmente. Andando infatti a scorporare i numeri, categoria per categoria, nel periodo che va da gennaio a ottobre del 2022 emerge come quasi tutti i settori siano in diminuzione: le registrazioni attribuite a persone fisiche scendono del 29% rispetto allo stesso periodo del 2021; come anche quelle relative alle imprese (-14,7%), agli enti pubblici (-13,9%) e al no profit (-14,5%). In positivo i liberi professionisti (+3,1%), che si confermano una categoria che risponde ai periodi critici affidandosi al digitale, come aveva dimostrato anche il +35% del 2021, in risposta alle chiusure del 2020. Gli inediti outsider del 2022 sono le registrazioni appartenenti alla categoria “stranieri”, ovvero i nuovi domini .it registrati da cittadini e organizzazioni di altri Paesi dell’Unione Europea oppure da aziende con almeno una sede nell’UE che segnano, nel periodo preso in considerazione dallo studio, una crescita monstre del 66,7%.

Continuando ad analizzare le rilevazioni raccolte dal Registro sull’intera rappresentanza .it in rete, emerge un altro dato interessante: del totale assoluto degli italiani che hanno registrato un dominio .it, meno di un quarto è donna (24,8% contro il 75,1% di rappresentanza maschile). Guardando all’età, invece, la maggior parte di coloro che hanno registrato un dominio a targa italiana è compresa nella fascia che va dai 42 ai 49 anni, per entrambi i sessi. Sempre nel periodo preso in esame dalla rilevazione, un’altra evidenza emersa dai dati raccolti da Registro .it è che il Sud Italia e le Isole continuano a essere il “fanalino di coda” dell’Italia digitale. Lo studio dell’IIT-CNR prende in esame l’intera anagrafica del Registro .it e calcola l’indice della diffusione di Internet nel Paese sulla base del tasso di penetrazione per ogni regione e provincia, ovvero quanti domini .it vengono registrati ogni 10mila abitanti. La rilevazione mette in evidenza che sono le regioni del Centro-Nord ad avere il tasso di penetrazione più alto all’interno del Paese, con in testa il Trentino-Alto Adige, la Lombardia e la Valle d’Aosta. Più giù invece le regioni del Sud e delle Isole, con in coda la Basilicata, la Sicilia e la Calabria. Una situazione molto simile anche per le province, dove è Milano a ottenere il primato per tasso di penetrazione con 559 domini ogni 10.000 abitanti, seguita da Bolzano (495), Firenze (462), Rimini (451) e Bologna (443). In coda alla rilevazione, anche qui, le province del Sud e delle Isole, ben al di sotto della media nazionale (307) e che occupano tutte le ultime dieci posizioni con Crotone (170), Caltanissetta (154) ed Enna (146) ultime in classifica. Nel complesso, infatti, è il Nord ad avere in media il tasso di penetrazione più alto del Paese con 384,9 domini ogni 10.000 abitanti, seguito dal Centro (378,1) e dal Sud e le Isole (236,4).

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