di Gigi Cabrino – “È difficile individuare in maniera unitaria ed uniforme il made in Italy, varia da produzioni particolari di un territorio ad altre completamente differenti a pochi chilometri di distanza.
Inoltre ci si chiede, a ragione, se la scuola del made in Italy non sia già ben rappresentata dalla pluralità di istituti tecnici, industriali, agrari, turistici che, sotto la direzione di dirigenti lungimiranti, già da anni attivano collaborazioni e scambi con le realtà culturali, sociali, produttive ed industriali dei territori in cui operano”.
Scrivevamo così alcuni mesi fa sul nuovo liceo del Made in Italy che dovrebbe partire col 2024/25.
Non inventavamo niente, seguivamo semplicemente quanto affermava la segreteria di CISL scuola Barbacci: “Abbiamo sempre avuto, come CISL Scuola, più d’una perplessità sull’istituzione di un nuovo percorso scolastico, il liceo del made in Italy, che attraverso la definizione “forzosa” di un profilo ci sembra rispondere più a un’operazione di immagine che a un effettivo e specifico fabbisogno formativo”.
Speravamo di essere smentiti, a quanto pare gli studenti ed i loro genitori la pensavano come noi se durante questa fase di iscrizioni al primo anno delle scuole superiori il liceo del Made in Italy è stato scelto da 375 (trecentosettantacinque ) ragazzi in tutta Italia.
Che sia davvero solo uno slogan il liceo del Made in Italy?