di Benedetta Baiocchi – Il diritto all’educazione va e viene. Dipende. Dipende, come nel caso delle paritarie, dal fatto che i fondi destinati siano disponibili piuttosto che promessi.
In crisi le strutture, e con loro le famiglie che contano su un’offerta formativa importante che spesso si sostituisce allo Stato dove lo Stato non c’è. Eppure…”martedì riaprono migliaia di nidi e asili paritari e migliai di strutture dell’infanzia privati. Queste strutture attendono da un mese e mezzo le risorse votate dal Parlamento per aiutare sia le scuole che le strutture dell’infanzia da 0 a 6 anni, che da marzo non ricevono un euro di risorse pubbliche ne’ dalle famiglie con le rette”. Lo afferma Gabriele Toccafondi, capogruppo di Italia Viva in commissione Cultura alla Camera. Ma con lui si alzano altre voci dal parlamento.
“Il decreto Rilancio, dopo il lavoro parlamentare, ha destinato maggior risorse per 300 milioni (120 alle scuole e 180 all’infanzia) per evitare la chiusura di paritarie e private e permettete loro riaprire a settembre. Settembre è arrivato, domani gli asili riaprono e le scuole riprendono con i corsi di recupero ma del decreto di riparto delle risorse non c’e’ ancora notizia. Tutti i giorni da un mese e mezzo sollecito il ministero dell’Istruzione. Il Parlamento il suo dovere lo ha fatto. Il governo faccia altrettanto. Per il bene delle nostre realtà paritarie, per chi ci lavora, per i nostri bambini e ragazzi”, conclude.
La risposta, in forma burocratica, è arrivata: fonti del ministero dell’Economia e Finanze fanno presente che a norma dell’articolo 114 comma 9 del decreto Agosto, nelle more della firma del decreto del Mef, (e già il linguaggio dice tutto) è sempre possibile in caso di urgenza, per le amministrazioni interessate, richiedere le risorse necessarie ricorrendo ad anticipazioni di tesoreria.
Insomma, se le scuole di serie B hanno bisogno lo facciano sapere.
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