Inchiesta bis dei Carabinieri del Comando Provinciale di Napoli e del Comando Carabinieri Ispettorato del Lavoro con la collaborazione dell’Inps contro i “furbetti” del reddito di cittadinanza. Ad appena 5 mesi dalla prima sessione di accertamenti sul fenomeno dell’indebita percezione del beneficio alle famiglie in difficoltà, i Carabinieri partenopei tornano a delineare i contorni di un vuoto in bilancio impressionante. Cifre spaventose che superano quelle di ottobre dello scorso anno; 2441 i “furbetti” scoperti che hanno sottratto alle casse dello Stato oltre 5 milioni di euro. Continuano, dunque, i controlli capillari a tutela dei tantissimi cittadini onesti che grazie a quel beneficio possono sperare di arrivare alla fine del mese. Un intervento deciso che, come vedremo, non ha scoraggiato chi dell’illecito fa il proprio pane quotidiano.
Da novembre ad oggi scoperte 1204 illecite percezione tra Napoli e provincia: 651 posizioni irregolari, 553 persone denunciate per truffa ai danni dello Stato. Quello che salta all’occhio però è l’entità del vuoto generato nei fondi dell’erario che stacca le vecchie cifre di circa un milione e mezzo di euro. Perché il conto totale dei “danni” ammonta fino all’ultimo centesimo a 6.557.931,86 di euro.
Una cifra incredibile emersa dal controllo di 1167 nuclei familiari e 2300 persone, ancor più straordinaria se consideriamo che i controlli sono limitati agli ultimi 5 mesi. Maglia nera appartiene di diritto alla provincia nord orientale del capoluogo con il dato di Marano che copre più di 1 terzo degli oltre 6 milioni di euro di totali. Conti alla mano, i carabinieri hanno riscontrato con un lavoro certosino che ben 2.789.602,62 di euro sono stati versati nelle tasche di persone residenti in quell’area che non avevano alcun diritto al beneficio del reddito di cittadinanza. 125 il numero delle persone denunciate, di queste 101 hanno pregiudizi penali.
Ad ottenere la “medaglia d’argento” in questa singolare classifica un cospicuo numero di residenti delle municipalità 1 e 2 di Napoli (quartieri San Ferdinando, Chiaia, Posillipo, Montecalvario, San Giuseppe, Avvocata, Mercato, Pendino e Porto). In questa parte della città il bilancio parla di 916.520,43 euro di danno all’erario, con 160 persone segnalate per la revoca del beneficio. Nell’area vesuviana l’ammanco arriva a 287.927,99 euro. Peggiore della classe l’area stabiese nella quale sono stati rilevati crediti nei confronti dello Stato per 95.175,02 euro. Non solo cifre perché sono le storie a fornire una dimensione di un fenomeno sul quale i Carabinieri del Comando Provinciale non hanno mai abbassato la guardia.
Clamoroso il caso scoperto dai carabinieri della compagnia Napoli Centro che hanno denunciato per truffa aggravata 129 cittadini di nazionalità romena, residenti in diverse municipalità del comune di Napoli. Secondo la normativa a fondamento dell’erogazione del reddito, uno straniero può percepire il beneficio solo dopo aver risieduto in Italia per 10 anni, 2 dei quali continuativi. I militari hanno sviluppato una segnalazione di anomalia inviata dall’Inps e appurato che i 129 non fossero residenti in Italia da 10 anni come invece falsamente dichiarato. Grazie a questo stratagemma avevano percepito indebitamente circa 700mila euro. Stesso tenore l’operazione svolta nell’area nord della provincia partenopea. I militari della stazione di Qualiano hanno denunciato a piede libero 45 cittadini stranieri: un danno per le tasche dei contribuenti pari a 360mila euro. Durante le attività i carabinieri qualianesi hanno setacciato uffici ed enti pubblici senza dimenticare i centri di assistenza fiscale presenti in zona. Hanno svolto accertamenti anche attraverso le diverse banche dati in possesso e incrociato i risultati ottenuti con quelli ricevuti dall’Inps per l’erogazione del beneficio. Gli indagati risponderanno del reato di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e sono ancora in corso ulteriori indagini per individuare altri lati oscuri della vicenda.
Un copione sostanzialmente ricalcato nell’intera provincia. Curioso il caso del titolare di un alimentari di Ponticelli, lo scorso gennaio balzato agli onori della cronaca dopo che una trasmissione televisiva lo aveva beccato a fornire ai clienti un servizio di prelievo contanti. La tessera di pagamento abbinata alle somme ricevute con il RDC permette un tetto massimo di prelievo giornaliero variabile in base al numero di componenti del nucleo familiare e difficilmente supera i 200 euro al giorno. L’imprenditore invece, oltre a vendere latte e pane garantiva ai clienti affezionati un servizio aggiuntivo, semplice ma creativo e rimunerativo. Passava sul POS la tessera e fingeva un acquisto di merce di una cifra che generalmente superava il limite giornaliero. Non riempiva però il carrello dell’acquirente ma restituiva in contanti la somma “strisciata”, trattenendo il 15% per il servizio offerto. I Carabinieri del Nucleo Operativo della compagnia Poggioreale hanno approfondito la vicenda, denunciato il commerciante e sequestrato il locale perché aperto senza l’autorizzazione comunale. Mancavano pochi giorni al Natale quando i Carabinieri della compagnia Vomero arrestarono un 51enne di Scampia già noto alle forze dell’ordine. I militari perquisirono la sua abitazione nella “Vela Gialla” e lì trovarono una pistola con matricola abrasa e colpo in canna insieme a 21mila euro in contante. Dopo quell’arresto i Carabinieri hanno analizzato la situazione economica dell’uomo da 21mila euro in casa documentando anche la percezione indebita del reddito di cittadinanza ed è scattata la denuncia per truffa aggravata. Era il 2 marzo quando nel rione don Guanella i carabinieri della stazione di Napoli Marianella, su disposizione del GIP del Tribunale di Napoli, hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo di un terreno comunale di oltre mille metri quadrati, utilizzato come autorimessa da un 47enne del posto già noto alle forze dell’ordine. L’attività era completamente abusiva e l’imprenditore si avvaleva anche di un dipendente in nero. Dagli accertamenti dei militari è emerso che il titolare della rimessa percepiva da tre anni il reddito di cittadinanza: un beneficio illecito di circa 16mila euro.
Nel comune di Pozzuoli, i militari della locale stazione insieme a quelli del nucleo ispettorato del lavoro di Napoli hanno individuato e denunciato 12 persone che arrotondavano con il reddito di cittadinanza gli introiti illegali ottenuti facendo i “guardiamacchine”, i parcheggiatori abusivi. Sequestrato anche il libretto postale di uno di questi al cui interno erano depositati quasi 13mila euro. Pomigliano D’Arco. Le mogli di due pregiudicati in carcere, uno di questi per reati di associazione di tipo mafioso, hanno richiesto e ottenuto il reddito di cittadinanza. Questo omettendo di dichiarare nella domanda lo status detentivo dei compagni. Un uomo di nazionalità romena ha richiesto il reddito due volte, una volta inserendo la residenza nel comune di Napoli, la seconda in quello di Marano. Quando si è presentato in posta per ritirare la carta di prelevamento ha consegnato documenti falsi. Anche per lui una denuncia e il blocco immediato della procedura di erogazione. Nel comune di Boscoreale, un controllo ad uno dei cantieri della città ha consentito di accertare 3 percezioni indebite. Tanti sono infatti gli operai al lavoro, pagati regolarmente dal loro titolare ma comunque beneficiari del reddito. Tra i segnalati anche esponenti della criminalità organizzata. Nell’area maranese tra le persone a cui è stato revocato il reddito c’è anche la figlia di un uomo ritenuto coinvolto nell’omicidio del giornalista Giancarlo Siani. La donna, secondo quanto accertato, avrebbe ottenuto circa 8500 euro senza alcun titolo. Tenace l’ex moglie di un uomo ritenuto vicino al clan Nuvoletta. Dopo la prima revoca del beneficio, la donna avrebbe richiesto nuovamente il RDC in un CAF. I carabinieri sono però riusciti a bloccare sul nascere la domanda, prima che l’istituto previdenziale erogasse la mensilità di sussidio.
Era il 21 marzo e i carabinieri del nucleo investigativo di Napoli eseguirono una misura cautelare nei confronti di 28 persone. Gestivano una piazza di spaccio nel carcere di Secondigliano. I militari hanno esteso gli accertamenti anche alla loro situazione patrimoniale e tra i parenti di alcuni dei detenuti è emersa anche la percezione indebita del reddito di cittadinanza. Tra i cognomi anche alcune persone imparentate con soggetti legati ai clan Vigilia, Sibillo, Puccinelli, Amodio-Abrunzo. Nella loro domanda non era stata specificata la condizione detentiva del familiare. A carico di una 36enne ritenuta vicina al clan “Lepre” sono state accertate 3 istanze di richiesta del reddito in un periodo che va dal 2019 fino all’ultimo trimestre del 2021. Due di queste come beneficiaria indiretta, nonostante fosse in stato detentivo. La donna è stata denunciata e l’Inps ha disposto la revoca del beneficio e ha avviato la procedura di recupero delle somme erogate per 30mila euro circa. Ci ha provato due volte un esponente del clan “Elia”, operante nel “Pallonetto di Santa Lucia” a Napoli e ora ai domiciliari. Nel 2021 ha beneficiato del RDC e anche in questo caso carabinieri e Inps hanno proceduto come indicato dalla normativa. Questo non lo ha fermato e nel gennaio di questo anno ci ha riprovato con una nuova domanda. Ovviamente in virtù della precedente revoca l’uomo non ha ricevuto altro denaro oltre i 6mila euro già intascati. Nel quartiere Soccavo i Carabinieri della Compagnia di Bagnoli hanno scoperto che la sorella di un esponente del clan “Vigilia” ricevesse regolarmente il reddito. E’ stata denunciata e le è stato revocato il sussidio. (ricostruzione fonte Italpress)