di Gigi Cabrino – Allora, cerchiamo di capire. Arriva in cdm l’autonomia differenziata.
Già parlare di autonomia quando in realtà si tratta nella migliore delle ipotesi una più o meno benevola concessione dello stato alle regioni è fuori luogo.
I tempi previsti dalla proposta di legge di Calderoli sono a dir poco biblici, tra commissioni romane su livelli essenziali e perequazioni.
Se tutto questo andrà in porto permetterà alle regioni che lo chiederanno di avere dallo stato le risorse per gestire una o più materie.
Per gestire la funzione x nella tale regione lo stato spende 10, se la regione ottiene di poterla gestire in autonomia lo stato trasferisce 10, dopo lunghe ed estenuanti trattative e se il governo lo concede.
Saldo invariato, per cui il famoso residuo fiscale, quei 120 miliardi di tasse che le regioni del Nord non vedono tornare in servizi tali resteranno; ed è il caso di ricordare che il residuo fiscale è stato il principale motivo per cui sono stati promossi i referendum del 2017 in Lombardia e Veneto e per cui altre regioni hanno chiesto con provvedimento della giunta l’autonomia.
Niente. Si continuerà a pagare e non veder tornare indietro.
Saldo invariato, o forse no….
C’è di più, infatti; come ha osservato puntualmente Paolo Franco, in base all’articolo sulle misure perequative, le regioni che NON chiederanno alcuna forma di autonomia si vedranno trasferire somme maggiori dallo stato; e considerando quali presumibilmente saranno queste regioni l’equazione sarà più soldi dal lavoro e dalle tasse del Nord meno responsabilità da Roma in giù.
Se a tutto questo aggiungiamo il reddito di cittadinanza, mantenuto con qualche piccola modifica insignificante, l’immagine che esce del paese è chiara.
Il Nord produce e paga, la capitale incassa , ingrassa e distribuisce mancette ad un pezzo di Sud per tenerlo buono.
Con o senza questa specie di autonomia che si sta delineando.