“La crisi idrica: sono tre anni che piove di meno, sono cose cicliche, non è solo la crisi climatica. Sommiamo a questo la nostra scellerata gestione delle infrastrutture, abbiamo pochi invasi e non li curiamo, di conseguenza tendiamo a sfruttare più le acque di superficie che non le falde. Abbiamo 24mila km di acquedotti che perdono in media il 42% di acqua, un po’ di meno al Nord un po’ di più al Sud, abbiamo un colabrodo, abbiamo decine se non centinaia di enti gestori dell’acqua. Sono tutte cose da mettere insieme, come il problema dell’irrigazione, che andrebbe tecnologizzato e migliorato come metodi”. Così il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani nel suo intervento a ItaliaDomani ‘Dialoghi sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza’ ad Aosta. “Queste cose le abbiamo discusse un anno e mezzo fa quando non era all’orizzonte una crisi idrica: i 4,38 mld che abbiamo messo a disposizione nel Pnrr sono per una parte, circa 600-700 mln, per una grande operazione sul riutilizzo delle acque reflue, 2 mld sono per tappare il colabrodo, abbiamo previsto 40 nuovi invasi e poi ci sono 900 mln per il miglioramento del settore irriguo in agricoltura”, spiega. “Aver pensato in tempi non sospetti queste cose dimostra che l’esercizio di mettere tanti cervelli in buona fede intorno ad una analisi del futuro è forse l’unica strada per un Paese complesso come l’Italia per garantirsi un futuro più sostenibile. Questo è il grande valore aggiunto del Pnrr”, conclude.

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