“Penso che il punto di caduta proposto come Regioni (chiusura ristoranti alle 23) sia assolutamente ragionevole. Il tema vero sono gli assembramenti in vie e piazze, il non utilizzo degli strumenti di protezione individuale, il non rispetto del distanziamento sociale”. Lo afferma, sentito dall’ANSA, il governatore del Veneto, Luca Zaia. “il Covid è fra di noi – aggiunge – il momento è di estrema difficoltà e alcune misure di sanità pubblica vanno pur adottate. Tuttavia ci vuole equilibrio e non si può pensare che la partita si risolva scaricando tutto su poche categorie produttive. Peraltro, come nel caso dei ristoratori, categoria che ha sempre rispettato le linee guida e si è dimostrata assolutamente rispettosa“.
“Questi – sottolinea il governatore – i temi sui quali si deve lavorare, ma se si pensa che l’origine di tutti i problemi e la conseguente soluzione sia parlare esclusivamente di ristoratori e pasticceri, l’unica conseguenza che porteremo a casa sarà quella di non vederli più riaprire“. “Auspico che il Governo ci ripensi – è l’appello di Zaia – e trovi una soluzione di equilibrio, perché è l’unica cosa saggia che va identificata e perseguita. Il Covid, che è un virus, ci insegna (come tutti i virus) che per trasmettersi deve trovare condizioni di scarso distanziamento e di scarsa igiene pubblica. Le questioni davvero rilevanti sono dunque gli assembramenti occasionali: quelli vanno disincentivati con nuove e più efficaci normale. Certamente non è mettendo i lucchetti alla porta di due o tre esercizi o a intere categorie che arriveremo a superare la pandemia. Col risultato che subito dopo qualcuno invocherà perequazioni rispetto ad altre categorie economiche che creano magari anche maggiori assembramenti”.
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Per il presidente del Veneto gli appelli che giungono dagli operatori economici “non sono espressione di guerrafondai, bensì di imprenditori che hanno sempre lavorato con onestà e sacrificio, che non hanno creato imperi economici ma hanno garantito occupazione nella legalità”.
“E’ doveroso difenderli – conclude – non per uno sterile atteggiamento lobbistico ma per un fatto di buon senso che va ricercato e trovato nell’applicazione delle norme. Tutto ciò è davvero possibile senza contraddire il principio prioritario e fondamentale della salute pubblica”.
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