Nobel, medici e il Consiglio superiore di sanità: Il Ssn sta lentamente morendo. Tagli da 20 anni

4 Aprile 2024
Lettura 4 min

di Gigi Cabrino – Dal premio Nobel per la fisica Parisi a scienziati e ricercatori di fama mondiale arriva un appello per mantenere alta l’attenzione sul nostro SSN.
Dal premio Nobel per la fisica Giorgio Parisi al farmacologo Silvio Garattini, passando per il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli e l’immunologo Alberto Mantovani: sono solo alcune delle firme di peso che sottoscrivono un appello a difesa del Servizio sanitario nazionale, per chiedere un piano straordinario di finanziamento e una maggiore valorizzazione del personale per arginare la crisi in cui versa il sistema.
“Dal 1978, data della sua fondazione, al 2019 il Ssn in Italia ha contribuito a produrre il più marcato incremento dell’aspettativa di vita (da 73,8 a 83,6 anni) tra i Paesi ad alto reddito.

“Ma oggi – si legge nel documento – i dati dimostrano che il sistema è in crisi: arretramento di alcuni indicatori di salute, difficoltà crescente di accesso ai percorsi di diagnosi e cura, aumento delle diseguaglianze regionali e sociali”.

Sotto accusa c’è soprattutto il forte sottofinanziamento della sanità pubblica, alla quale “nel 2025 sarà destinato il 6,2% del Pil, meno di vent’anni fa”, precisano i firmatari, tra i quali compaiono anche esperti di economia e politica sanitaria come Francesco Longo dell’Università Bocconi e l’ex direttrice generale del Ministero della Sanità Nerina Dirindin.

La vera emergenza è adeguare il finanziamento del Ssn agli standard dei Paesi europei avanzati”, pari “all’8% del Pil”. Specifiche risorse “devono essere destinate a rimuovere gli squilibri territoriali” che “l’autonomia differenziata rischia di ampliare”. Bisogna poi “intervenire in profondità sull’edilizia sanitaria” e “affrontare temi come la valorizzazione degli operatori, la loro tutela e la garanzia di condizioni di lavoro sostenibili”. La continuità assistenziale tra ospedale, territorio e domicilio resta un problema che oggi “non è più procrastinabile”, così come il tema della prevenzione, la cui spesa “è da sempre al di sotto di quanto programmato”.

Nell’appello degli scienziati guidati dal Nobel Giorgio Parisi, per la salvaguardia del Servizio sanitario nazionale, “diagnosi e cura sono giusti”: il SSN in crisi mette a rischio oltre alla salute anche la coesione sociale e servono più risorse per salvarlo. “Ed è così: senza finanziamenti non si possono assumere le persone, non si possono remunerare bene, non si possono ristrutturare gli ospedali, non si possono dare prestazioni adeguate”. Così all’Adnkronos Salute Walter Ricciardi, docente di Igiene all’Università Cattolica di Roma, commenta l’intervento di 14 importanti ricercatori italiani a difesa del SSN . “E’ chiaro che da solo il finanziamento non basta a tutelare la sanità pubblica – continua – ma ormai siamo arrivati ​​a un livello in cui il finanziamento al nostro sistema sanitario nazionale è simile a quello dei Paesi dell’Est. E questo ci offre un quadro molto problematico”. Per questo, conclude Ricciardi, “condivido pienamente l’appello degli scienziati. Hanno ragione. Lo indica anche la recente esperienza con il Covid. Non aver imparato la lezione significa non considerare la sanità prioritaria, non dargli adeguati finanziamenti e non gestirla al meglio. E’ quello che purtroppo stiamo facendo. E come abbiamo pagato il prezzo nel 2020, ora non pagheremo lo scotto solo nelle emergenze, ma anche nella normalità, perché senza risorse adeguate non avremo la possibilità di assistere come necessario le persone che ne hanno bisogno” .

 Rispetto alla tenuta del Servizio sanitario nazionale “gli scienziati”, con l’appello per il finanziamento della sanità pubblicato oggi, “esprimono la stessa preoccupazione della popolazione generale. Il nostro è uno dei pochi sistemi al mondo che riesce a mettere tutte le persone sullo stesso piano davanti alla salute e va salvaguardato. Quindi bene hanno fatto gli scienziati a sottolineare questo aspetto, ma credo che questo tipo di attenzione sia comune a larghi strati della popolazione italiana”. Così all’Adnkronos Salute il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici, Filippo Anelli, commentando la lettera appello di 14 scienziati, tra i quali il premio Nobel Giorgio Parisi, per maggiori finanziamenti al SSN in crisi. L’appello, per Anelli, “può rappresentare un forte stimolo perché il Governo ponga tra le priorità dell’agenda proprio la sanità”.

Ma oggi si aggiunge anche la voce autorevole di Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità, tra i firmatari dell’appello per la sanità pubblico lanciato da 14 scienziati. In un’intervista al ‘Corriere della Sera’ spiega lo spirito della lettera diffusa ieri.

 “Abbiamo deciso di diffondere questo appello per sensibilizzare tutti, e non solo la politica, sul tema del Servizio sanitario nazionale”. E’ “un patrimonio di questo Paese” e ogni cittadino deve contribuire a “garantire la sostenibilità di questo bene comune attraverso il pagamento delle tasse dovute”. Ci deve essere chiarito Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità, tra i firmatari dell’appello per la sanità pubblico lanciato da 14 scienziati. In un’intervista al ‘Corriere della Sera’ spiega lo spirito della lettera diffusa ieri: “A noi preme la tutela del Ssn”, che mostra “evidenti segnali di crisi”. “Disponiamo di un patrimonio preziosissimo che rappresenta il Paese – sottolinea Locatelli – Nel 2028 il nostro modello compirà 50 anni e bisogna mantenerlo per consegnarlo alle future generazioni integro. E’ un dovere morale”, ammonisce. “Dalla sua fondazione al 2019, la nostra sanità ha contribuito a produrre il maggiore incremento dell’aspettativa di vita tra i Paesi a più alto reddito: siamo passati da 73,8 a 83,6 anni” , rimarca l’oncoematologo. Per non disperdere questi progressi, di fronte a una “medicina moderna” che “è sempre più complessa”, è innanzitutto “fondamentale che il numero di medici e infermieri sia adeguato alle necessità. Oggi abbiamo una chiara carenza di personale infermieristico ed è urgente provvedere”, mentre “per la parte medica a soffrire di più sono i pronto soccorso e altre specialità come anatomia patologica e microbiologia. L’emergenza-urgenza è una specialità usurante, le altre due non sono attraenti anche perché non offrono prospettive di libera professione. L’iscrizione di giovani medici a queste specialità dovrebbe essere incentivata”, esorta Locatelli. Seconda critica: i fondi. Proprio perché oggi “la medicina è sempre più evoluta dal punto di vista tecnologico – analizza il numero uno del Css – richiede molte risorse” . Che però “vanno spese in modo appropriato – precisa – ad esempio per quanto riguarda gli esami diagnostici, e questo va detto a medici e cittadini”. Perché se “è vero che certi medici prescrivono esami in eccesso per difendersi dal rischio di eventuali contenziosi , anche i pazienti non dovrebbero fare pressioni per ottenere certificati esami, ma lasciarsi guidare dalla competenza”. Infine “la prevenzione”, che soprattutto in un contesto demografico in cui aumentare gli anziani “è fondamentale. Pensiamo soltanto alle malattie cardiovascolari e oncologiche”. Eppure, fa notare Locatelli, “gli investimenti sono appena il 5% della spesa complessiva e neanche tutte le risorse destinate alla prevenzione vengono spese”.

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