Meno fondi per le cure nel Pnrr, le Regioni sul piede di guerra. A cittadini non interessano guerre di partito ma il diritto alla salute

5 Aprile 2024
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Mentre la politica è tutta concentrata sulle alleanze sulle elezioni amministrative o sulle europee, sui massimi sistemi che però non toccano il quotidiano, la questione sanità occupa alla grande il braccio di ferro tra i territori e Roma. Abrogazione del titolo 1 comma 13 del dl Pnrr che taglia 1,2 miliardi alle Regioni relativi prevalentemente a opere per la sicurezza sismica delle strutture ospedaliere, o un impegno formale per la reintegrazione dei fondi. E’ quanto infatti chiede al governo la Conferenza delle Regioni nel parere alla Conferenza Unificata. Se questo non dovesse avvenire, le Regioni sono pronte a rivolgersi alla Corte Costituzionale.

“La sanità purtroppo si trova in uno stato di salute non buono, che deriva dagli anni passati, negli ultimi dieci anni ci sono stati 37 miliardi di tagli. Se consideriamo che siamo scesi in termini di incidenza della sanità sul Pil dai numeri molto più bassi degli altri Paesi europei e se consideriamo che rispetto alla media mancano all’appello, in valore assoluto, circa 50 miliardi con tagli per 37 miliardi, capiamo perché ci ci troviamo in questa situazione”. Così Ugo Cappellacci, presidente della commissione Affari Sociali della Camera e deputato di Forza Italia, intervenendo a Re Start. “La sanità – ha proseguito – è un problema serio. Credo che ci sia la volontà sincera da parte di tutti di trovare soluzioni e maggioranza e opposizione sono capaci di fare ragionamenti di coesione e bipartisan. Bisognerebbe evitare di fare strumentalizzazioni come hanno fatto in questi giorni alcuni quotidiani, dicendo che l’appello degli scienziati è contro il governo Meloni. Ora, addossare al governo appena arrivato tutti i mali – i definanziamenti, il blocco del turn over, il blocco dell’accesso alla facoltà di medicina – che risalgono agli anni passati, credo che non sia giusto. Semmai, vediamo insieme quali sono i problemi e affrontiamoli. Ad esempio, la commissione Affari Sociali, che presiedo, ha portato all’approvazione una legge per gli screening per il diabete nella popolazione pediatrica che risolverà un problema profondo”, abbiamo appena concluso un’indagine conoscitiva sul pronto soccorso e già in questo primo scorcio di Legislatura sono state stanziate nuove risorse per le liste d’attesa ea breve vedrà la luce il piano per abbreviarle”.

Anche il Pd prende posizione.  “Non ci sono più alibi. Anche i presidenti delle regioni di centro destra sono uniti nella battaglia a difesa del ssn. Diciamo stop ai tagli e chiediamo che il Governo prenda un impegno formale per discutere da subito per finanziare la sanità pubblica”. Lo dichiara Marco Furfaro, capogruppo Pd in ​​commissione Affari sociali di Montecitorio e responsabile iniziative politiche del partito.

La Fondazione Gimbe conferma le preoccupazioni.  Il presidente di Nino Cartabellotta afferma che “L’incertezza sui tempi di attuazione dei nuovi Lea e l’invito della Ragioneria a vincolare le risorse dipingono un quadro a tinte fosche per il futuro del Ssn. Si chiede al ministero della Salute, in occasione del riparto delle disponibilità finanziarie del Ssn per il 2024, e per i successivi anni – si legge nel documento – di rendere indisponibili le risorse preordinate all’entrata in vigore delle nuove tariffe e quelle per l’aggiornamento dei Lea, pari a 631 milioni di euro per il 2024 ea 781 milioni dal 2025, fino all’effettivo utilizzo delle risorse per le finalità indicate (…) per salvaguardare gli obiettivi assistenziali ed evitare di coprire inefficienze regionali”.

IL GIORNALE

Direttrice: Stefania Piazzo
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