Nel dibattito sulle criticità della sanità piemontese (e non solo) , oltre al tema delle lunghe liste di attesa, dei medici gettonisti, della carenza di personale medico e sanitario negli ospedali e delle promesse mancate sull’edilizia ospedaliera c’è un tema che passa in secondo piano ma è centrale per la salute di molte persone, in particolare degli anziani: la mancanza dei medici di medicina generale (medici di famiglia); troppi vanno in pensione o optano per altri profili professionali senza che ci siano le necessarie sostituzioni.
Tra i motivi di questa situazione c’è sicuramente il numero chiuso alle facoltà di medicina e alle specializzazioni post laurea.
Troppe volte vengono assegnati a persone anziane o disabili medici di famiglia distanti fino a 30 km.
La situazione sta diventando assurda e non più sostenibile.
Purtroppo le assegnazioni dei medici di famiglia vengono eseguite secondo ambiti territoriali studiati in passato a tavolino senza tener conto delle complessità dei territori; tali ambiti che devono essere rivisti.
Un ceto politico pressappochista ed impreparato ha le sue responsabilità in tutto ciò; spesso vengono candidate alla regione, che della sanità ha le principali responsabilità, persone che come unico requisito hanno la vicinanza al capetto politico locale; non c’è da stupirsi se poi si rivelano incompetenti ed ignorano il disagio creato da certe situazioni come quella descritta di cui, forse , non sono nemmeno a conoscenza.