Italia, democrazia è sospesa anche sui media? La Lega passa da 1,5 milione del 2018 a 476mila voti in Lombardia ma per la stampa “risale”. Idem il Pd…

15 Febbraio 2023
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di Luigi Basso – In un’epoca in cui sembrano vacillare tutte le certezze, una cosa rimane salda ed inossidabile, tetragona verso qualsiasi forma di cambiamento: il ruffianesimo bugiardo del super sussidiato mainstream italiano.
Le veline del Regime, giornaloni rimasti ormai privi di lettori, riescono tuttavia, almeno, nella difficile impresa di far ridere persino nel momento del tracollo della democrazia rappresentativa in Italia, sventrata dall’astensionismo record.
“La Lega risale”, “Tiene botta il PD”, cinguettano all’unisono i coristi senza voce del nulla: la balla è davvero sesquipedale, dato che la Lega precipita dal milione e mezzo di voti delle regionali lombarde del 2018 alle 476.000 crocette raccolte ieri; il PD che nel 2018 viaggiava sopra il milione di voti lombardi, oggi crolla a poco più della metà delle preferenze.


Ma i giornaloni provano a ingannare i loro stessi committenti (giacché il popolo li ha ormai ben inquadrati) parlando di percentuali, per nascondere il vero significato del voto di ieri: il popolo ha respinto in blocco tutti i partiti e tutti i candidati, in modo trasversalmente equo e senza eccezioni; un rifiuto silenzioso e definitivo, per questo devastante.


Gli eletti devono naturalmente ringraziare in massima parte le camarille, le clientele, gli stipendiati, i sussidiati, i consulenti pagati coi soldi pubblici, gli appaltatori, gli incassatori di percentuali, insomma chi vive attaccato alla flebo delle Regione; gli altri si sono tenuti alla larga dalle urne.
Ma anche queste corti di mantenuti si stanno assottigliando, risucchiate dal vortice della crisi economica, della burocrazia e delle tasse.
I giornaloni fingono di non vedere che nelle due Regioni che, per motivi diversi, sono le più ricche d’Italia, la Lombardia locomotiva economica nel Nord ed il Lazio epicentro del poltronificio pubblico per il Centro Sud, il dato dell’astensionismo a livelli mai visti, il 60%, ha un solo significato: la democrazia è entrata in una indecifrabile fase di sospensione.


Certo, ci sarà la proclamazione degli eletti che prenderanno il loro stipendio, ma il dato politico è che un Governatore che è stato votato dalla metà del 40% del corpo elettorale non rappresenta politicamente un bel niente.


Tale Governatore è seduto sulla poltrona contro la volontà dell’80% dei cittadini che dovrebbe amministrare: più che un Presidente è umanamente un uomo, messo lì in attesa che l’astensione si trasformi in tempesta.

IL GIORNALE

Direttrice: Stefania Piazzo
La Nuova Padania, quotidiano online del Nord.
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