Categorie: Opinioni

L’intuizione di Umberto. Il valore di appartenere ad una terra. Poi la mutazione, senza Bossi, in rigurgito centralista

di Raffaele Piccoli – Il 12 aprile 2024, è una data importante per l’autonomismo. Il 12 aprile 1984 presso un notaio  di Varese Umberto Bossi,  Giuseppe Leoni e pochi altri firmavano l’atto fondativo della Lega Lombarda, che pochi anni dopo sarebbe divenuta Lega Nord.

Ripercorrere il percorso  politico della Lega, ci illustra la portata del cambiamento avvenuto in quegli anni.  Il  movimento, grazie al Prof. Miglio  ha fatto emergere la necessità di modifica dell’assetto istituzionale dello Stato, la necessità di trasformare lo stato centralista fallimentare, in un moderno e democratico stato federale.

Ma non solo questo.  Bossi ha saputo individuare e dare orgoglio  al Popolo Padano, oltre ad indicare il valore  dell’ appartenenza alla terra Padana. Una grande intuizione.

Il pericolo rappresentato da queste idee che presero plasticamente forma con la grande manifestazione sul Po del settembre 1996, ha  attivato il sistema centralista che ha risposto con tutti i mezzi a disposizione, dai media alla magistratura, ai servizi segreti, alla politica.

Il movimento si è difeso non sempre in maniera efficace. Dubbiose e inutili, per il processo federalista sono state le alleanze con il centro destra che si sono alternate  nel corso degli  anni. 

Giuseppe Leoni in una recente intervista, ha puntualizzato alcuni aspetti riguardanti la vita e l’operato della Lega.  In particolare per  la mutazione operata da Salvini,  ha trasformato un movimento, nato al solo scopo di essere  sindacato per il nord, in un partito di estrema destra oggi in caduta libera.

Perché il segretario lo ha fatto?  Era forse possibile per un partito squassato, in quel momento dagli scandali,   rigenerarsi abbracciando una nuova linea politica in totale antitesi con le  origini? 

Come è stato possibile radicalizzare la Lega  cosi a destra?  Come ha potuto portarla su posizioni  completamente estranee, accettando spesso militanti provenienti dalla destra estrema? 

Eclatante la crescita  alle europee 2019,  rovinoso il   crollo  alle politiche 2022 con conseguente regalo del nord a Giorgia Meloni centralista   per antonomasia.

 Dietro questo gioco al massacro,  può essere  estranea la volontà  politica di destabilizzare la Lega?   E’ questo l’ultimo rigurgito  del centralismo romano?

L’analisi ha  degli spunti di interesse.  I media, la magistratura, gli avversari hanno da sempre questo atteggiamento. Prima contro la Lega delle origini forza antisistema, poi contro la Lega nazionalista pienamente integrata, al solo scopo di ottenere vantaggi elettorali, a prescindere.

E oggi? Difficile a dirsi, la necessità di un sindacato forte coeso e politicamente maturo è più indispensabile che mai, ma con quale strumento attuare questo obiettivo?

La volontà encomiabile di alcuni,  dal Patto per il Nord all’interno della Salvini Premier, al Partito Popolare del Nord di Roberto Castelli, pur importanti iniziative sono però non sufficienti. A mio avviso la Lega deve tornare a chiamarsi Lega Nord riprendendo a fare il mestiere per cui era nata nel 1984.

Esiste solo una strada, senza alternative.

Un congresso federale ampio, democratico, articolato che riprenda in mano con forza gli obiettivi delle origini, che elegga una commissione chiamata a riscrivere lo statuto a dettare la linea,  e a proporre i candidati al ruolo di segretario.

Redazione

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