La questione settentrionale sempre messa in croce. Un mistero come l’Albertino da Giussano non scappi dalle giacche

14 Novembre 2021
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di RICCARDO POZZI –  Interrogato sull’ennesima fumata nera del decreto sull’autonomia di Lombardia, Veneto e Emilia, l’allora vicepremier Di Maio sputò il rospo e rivelò tutta la sua, se va bene, ignoranza e se va male malafede sull’argomento regioni e residui fiscali corrispondenti.
Il dotto ministro sentenziò: “ Lo Stato distribuisce alle regioni, se poi qualche regione ha un extragettito (?!?) lo deve condividere con tutte le altre”.


Formidabile. Aveva saltato tutta la parte precedente alla redistribuzione statale alle regioni. Le tre regioni che reclamano più autonomia non hanno nessun fantomatico extragettito ma un consistente, incessante, vergognoso residuo fiscale di cui lo Stato si impossessa regolarmente.
Per essere semplici al limite dell’infantile, le tre regioni in questione, ricevono molto meno di quello che danno allo Stato.


Il centro studi del prof. Ricolfi quantificò in almeno 100 Miliardi di euro ogni anno, lo scippo perpetrato ai danni delle tre regioni che spendono meno e lavorano di più, e 50 alla sola Lombardia che produce un quarto di tutto l’export nazionale.


Come facciano i “leghisti” di oggi a impedire al piccolo Albertino da Giussano di scappare dalle loro giacche rimane per me un mistero della politica, ma ancora più misteriosa è la forza che suggerisce loro di continuare a votare per un partito che, nato proprio per combattere questa precisa battaglia, si trova ora a fare spallucce e a gettare acqua sul fuoco delle già tiepidissime polemiche.


Incomprensibile e imbarazzante, a mio attonito avviso, è la posizione di figure istituzionali come Zaia, Fontana e tanti amministratori della vecchia Lega Nord che dei suoi obiettivi dovrebbero ricordare ancora qualcosina, a meno di subentrate patologie del cognitivo. 


Nel caso qualcuno si fosse distratto dal nuovo unitarismo politico e dal rinnovato spirito nazionalista che anima il partitone di Salvini, queste parole del capo dei cinque stelle ricordano a tutti che la questione settentrionale è ferma lì, inchiodata, anzi crocifissa, e senza neanche la tendina della Moretti (che voleva coprire i crocefissi al cimitero per non disturbare le altre fedi, ndr), per mitigare il disagio che i nuovi leghisti potrebbero subire dalla sua vista.

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