I giovani in Italia sono sempre di meno e sempre più poveri. Tra bambini e ragazzi con meno di 18 anni si è passati da un’incidenza di povertà assoluta del 3,9% nel 2005 al 14,2% del 2021. Un indice di oltre tre volte superiore, che testimonia le difficoltà vissute dai nuclei familiari con figli piccoli e mette nero su bianco le difficoltà economiche denunciate dai giovani.
Il divario generazionale è stato ampliato notevolmente dalla crisi del 2008 e dalla crisi Covid, che hanno contribuito a congelare gli stipendi degli italiani, spesso a discapito dei più giovani. La situazione diventa ancora più critica se si comportano gli stipendi reali perché, a fronte della crisi salariale, la pandemia e poi la guerra in Ucraina hanno fatto schizzare l’acquisto a livelli record troncando ulteriormente la capacità di spesa dei più giovani. E così, come rileva Openpolis, da alcuni anni in Italia più una persona è giovane, più è probabile che si trovi in povertà assoluta. Chiaramente, in un Paese sempre più anziano aumenta la spesa pubblica che pesa, sostanzialmente, sulle spalle dei lavoratori e degli imprenditori. In Italia si è venuto a creare un circolo vizioso che rischia di rendere vani gli sforzi delle giovani generazioni, sempre con meno prospettive sul futuro.
Va quindi considerato come si è evoluta la demografia del Paese dal 2005 ad oggi. In Italia, nel 2005 le persone con almeno 65 anni erano il 19,5%, oggi gli over 65 sono quasi il 24% della popolazione italiana! Complici le poche nascite e la ”fuga dei cervelli”, che è anche fuga di manodopera, l’Istat prevede che nel 2050 gli over 65 potrebbero rappresentare il 38% dei residenti in Italia, quasi il doppio rispetto al 2005.
Nel suo rapporto annuale del 2002, l’Istituto ha spiegato che ”questa misura rappresenta il ‘debito demografico’ nei confronti delle generazioni future, soprattutto in termini di previdenza, spesa sanitaria e assistenza. Gli individui in età 65 anni e oltre sono 14 milioni e 46 mila a inizio 2022, 3 milioni in più rispetto a venti anni o sono, e costituiscono il 23,8 per cento della popolazione totale; nel 2042 saranno quasi 19 milioni e rappresenteranno il 34 per cento della popolazione totale”.
Per avere una visione complessiva del rapporto demografico tra giovani e anziani, bisogna consultare l’indice di vecchiaia, ovvero il numero anziani di almeno 65 anni ogni 100 giovani di età inferiore a 15 anni. Quest’indice nel 2022 ha sfiorato il 188%, registrando un aumento di quasi 50 punti percentuali rispetto al 2005 il rapporto, quando l’indice di vecchiaia italiano era al 138%. È evidente che questo parametro aumenta in maniera esponenziale: negli ultimi (quasi) 20 anni l’indice di vecchiaia è aumentato di 50 punti percentuale, e in un periodo di tempo analogo il suo incremento potrebbe raddoppiare. L’Istituto nazionale di statistica stima che nei prossimi 20 anni il rapporto tra anziani e giovani in Italia possa aumentare di altri 100 punti: nel 2042 l’indice di vecchiaia potrebbe essere infatti pari al 293%.
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