Categorie: Economia

Ci sarà il Natale? Con lockdown in fumo 25 miliardi di spesa. Rischio per 700mila addetti

Se non dovesse bastare il blocco di ristoranti, palestre, scuole, bar, teatri, piscine per abbassare la curva del contagio, il quadro si tingerebbe di nero. Un eventuale lockdown nel periodo delle feste brucerebbe 25 miliardi di spesa delle famiglie. E’ quanto emerge dal Rapporto Censis-Confimprese ‘Il valore sociale dei consumi’, che indica nel Natale l’orizzonte massimo di tenuta psicologica degli italiani di fronte a nuove restrizioni.

A fine anno, a causa della seconda ondata di vincoli in aggiunta al primo lockdown, si stima un crollo dei consumi per un valore complessivo di 229 miliardi di euro (-19,5% in termini reali in un anno), a cui sarebbe associato un taglio potenziale di 5 milioni di posti di lavoro. Il solo retail subirà una sforbiciata di 95 miliardi di fatturato (-21,6%) e nel comparto si rischia la perdita di oltre 700.000 addetti. 

“La situazione della distribuzione e del commercio in generale, è già durissima oggi, con chiusure soltanto parziali, perché da quando, appena una settimana fa, si è cominciato a parlarne, la flessione è stata immediata, i clienti si sono diradati e la distribuzione, la ristorazione e il commercio hanno già intravisto i giorni bui di marzo e aprile” ha affermato Mario Resca, presidente di Confimprese. “Senza contare — ha ripreso – che, in relazione al virus, la chiusura dei centri commerciali il sabato e la domenica in alcune regioni non risolve nulla, perché concentra i già scarsi clienti durante gli altri giorni della settimana, con disagi maggiori”.

Secondo Censis-Confimprese la metà degli italiani è disposta ad accettare i rigori della seconda ondata dell’epidemia solo perché è convinta che a breve arriverà una cura risolutiva o il vaccino. Lo dicono soprattutto i residenti del Sud (il 55,2% rispetto alla media nazionale del 49,7%) e gli anziani (il 53,5%). E l’asticella è fissata a Natale.

Se i consumi colano a picco, la nostra vita cambia in peggio. Ne è convinto il 57,1% degli italiani secondo i quali il benessere soggettivo dipende molto dalla libertà di acquistare i beni e i servizi che si desiderano. Nell’emergenza – è un altro aspetto sottolineato dal Rapporto Censis-Confimprese, realizzato con il contributo di Ceetrus, si sono accelerati cambiamenti significativi nei comportamenti di consumo.

I consumatori sono diventati più sfuggenti e infedeli: 18 milioni hanno modificato i propri comportamenti di acquisto, cambiando negozi o brand di riferimento, gestendo diversamente la spesa, cambiando i criteri di scelta dei luoghi di acquisto.

Dall’inizio della pandemia, 13 milioni hanno sostituito i negozi in cui di solito effettuano gli acquisti alimentari. Nel periodo dell’emergenza il 42,7% ha acquistato online prodotti che prima comprava nei negozi fisici. Con buona pace del retail, alle cui istanze dà voce Confimprese che non vuole cessare di essere motore economico e grande bacino per l’occupazione, imprescindibile per la ripresa. 

Redazione

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