Categorie: Cronaca

Sentenza Rigopiano. La giustizia è terrena? 22 assoluzioni e 8 condanne. A ex prefetto un anno e 8 mesi

 “Sicuramente è positivo che l’impianto della sentenza di primo grado relativa alle condanne per non aver tenuto la strada aperta sono state confermate. Poi prendiamo atto che sono state rilevate delle altre responsabilità da parte della struttura tecnica. Prendiamo anche atto però che 22 assoluzioni sono state confermate perché l’impianto accusatorio non era perfetto”. Lo ha detto l’avvocato Romolo Reboa, rappresentante delle famiglie delle vittime di Rigopiano nel processo di appello commentando la sentenza parzialmente riformata in secondo grado per la tragedia dell’hotel di Farindola, distrutto da una valanga il 18 gennaio 2017 con 29 vittime e 11 sopravvissuti. 

 Nella tragedia di Rogopiano “c’erano fatti che gridavano vendetta, come il non avere agito, nonostante le segnalazioni giunte tre giorni prima, ed anzi avere finto di avere fatto il proprio dovere, cercando poi di nascondere le proprie responsabilità”: a dirlo è un altro legale, l’avvocato Giovanni Ranalli che rappresenta i familiari di una delle vittime, Alessandro Riccetti, trentatreenne di Terni che lavorava nell’hotel di Farindola come receptionist. Lo ha detto parlando con l’ANSA.   Riferendosi alla sentenza, l’avvocato Ranalli ha parlato di “una bella giornata”. “Perché – ha affermato – non solo c’è la conferma delle condanne inflitte in primo grado, ma anche ulteriori, fra cui quelle dell’allora prefetto di Pescara Provolo e dell’ex capo di gabinetto della prefettura Bianco, anche per la mancata apertura della ‘cabina di regia’ necessaria per procedere alle operazioni di soccorso”.

La Corte d’Appello presieduta da Aldo Manfredi ha poi condannato l’ex prefetto Provolo e il dirigente Bianco il primo per omissione di atti d’ufficio e falsità ideologica, il secondo per falso. Colangeli per omicidio colposo e lesioni plurime. La sentenza ha confermato le condanne di primo grado per il sindaco di Farindola Lacchetta a 2 anni e 8 mesi, il dirigente della Provincia Mauro Di Blasio, 3 anni e 4 mesi, il tecnico Giuseppe Gatto, 6 mesi, l’ex gestore del resort Bruno Di Tommaso, 6 mesi.

 “Tutte le allerte valanga sono state ignorate. Con questa sentenza muore la prevenzione in Italia. Che la facciamo a fare?”. E’ il commento di Egidio Bonifazi, padre di Emanuele, 31enne addetto alla reception dell’hotel Rigopiano , morto il 18 gennaio 2017 nella struttura di Farindola (Pescara) travolta da una valanga. “Ho provato molta confusione. Non hanno reso giustizia. Sono molto amareggiato perché non sono stati puniti i maggiori responsabili” ha aggiunto Bonifazi. 

 “Ci sembra che la Corte abbia ragionato in termini di giustizia. Le sentenze si commentano leggendole. Non c’è giustizia di fronte alla morte. C’è la possibilità di avere risarcimenti e ristori. Sono processi in cui gli essere umani devono essere rispettati, anche quanti sono stati condannati. Ci sembra che questa sentenza possa riaprire degli spazi”. Ha detto invece l’avvocato di parte civile, Romolo Reboa, al termine della lettura della sentenza

“Ci aspettavamo di più. La condanna della Regione e della Provincia. Non penso che sia una cosa normale tirare dentro un tecnico comunale e l’ex prefetto per depistaggio. Andavano condannati altri personaggi. Se oggi avessero preso tutti l’ergastolo a me non cambiava nulla. Potevo guardare la foto di mio figlio e dire ho fatto il mio dovere per darti giustizia”. Lo ha detto Alessio Feniello, padre di Stefano, il giovane di 28 anni morto, insieme ad altre 28 persone, sotto le macerie dell’hotel Rigopiano il 17 gennaio 2017.

Redazione

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