di Luigi Basso – I media di tutto il mondo hanno chiuso la questione delle elezioni americane più di un mese fa.
Biden ha vinto, circolare, circolare, non c’è nulla da vedere.
Tutti i big si sono complimentati con Biden, tutti tranne Putin.
Dopo più di un mese la realtà è ben diversa.
È solo proibito parlarne. I Tribunali americani sono pieni di ricorsi che contestano la regolarità del voto.
Trump non ha riconosciuto la vittoria di Biden.
La Corte Suprema USA si è vista arrivare sul tavolo la contestazione di 18 Stati, leggasi diciotto, sul voto.
La verità non è quella raccontata dai media.
Ma c’è di più.
Oltre alle sentenze della SCOTUS, si avvicina un altro appuntamento imprevedibile sulla strada del prossimo Presidente degli USA.
La legge americana, ordine esecutivo del 23.9.2018, prevede testualmente che “Non oltre 45 giorni dopo la conclusione di un’elezione negli Stati Uniti, il Direttore dell’intelligence nazionale, in consultazione con i capi di qualsiasi altro dipartimento esecutivo e agenzia (agenzie), deve condurre una valutazione di qualsiasi informazione e indicare che un governo straniero, o qualsiasi persona che agisce in qualità di agente o per conto di un governo straniero, ha agito con l’intento o lo scopo di interferire in tale elezione”.
Dunque entro la prossima settimana il Direttore dell’intelligence USA dirà come sono andate le cose.
Stando così le cose, chi fa informazione (e non propaganda) ha bucato le elezioni presidenziali americane, mica bruscolini.
Elezioni americane, l’ultima parola al Direttore dell’intelligence USA
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