di Stefania Piazzo – Più di qualcosa si muove nel centrosinistra, da Bonaccini che nei giorni scorsi parlava del Pil del Nord e quindi della politica economica e fiscale da ritarare, fino al sindaco di Milano, Beppe Sala, che avanza l’ipotesi di gabbie salariali nel momento in cui non ha problemi ad affermare nel corso della diretta Facebook sulla pagina di InOltre-Alternativa progressista (pagina dei giovani democratici): “E’ chiaro che se un dipendente pubblico, a parità di ruolo, guadagna gli stessi soldi a Milano e a Reggio Calabria, è intrinsecamente sbagliato, perché il costo della vita in quelle due realtà è diverso”.
A ribattere a Sala arriva su fb la deputata di Fratelli d’Italia Wanda Ferro. “Chissà – continua – se quella di Sala è una posizione condivisa dal governo, chissà cosa ne pensano i Cinque Stelle. Il tema della riduzione del costo del lavoro è un argomento da affrontare se si vuole favorire il rilancio occupazionale al Sud, ma è necessario pensare a strumenti di incentivazione per le imprese. Non certo ipotizzare, come fa Sala, di intervenire sulle retribuzioni dei lavoratori che vivono in regioni che già soffrono un gravissimo ritardo infrastrutturale e dei servizi”.
Forse sia Sala che Ferro sanno che esiste dal 2017 il progetto “Resto al Sud”. Contributi a fondo perduto fino a 60mila euro, per chi avvia una attività, e altre agevolazioni che le imprese in sofferenza del Nord non vedono neppure da lontano.
La questione settentrionale riscoperta dal centrosinistra è reale, sincera, o elettorale? O davanti ad una pagina aperta e irrisolta abbandonata dal sindacato storico, quello della Lega, vanno a occupare lo spazio lasciato vuoto da Salvini nazionale?