Nell’anniversario dei dieci anni di Pontificato di Papa Francesco, il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, si e’ concessa oggi per un intervento in occasione della presentazione del libro di padre Antonio Spadaro, direttore della rivista La Civilta’ Cattolica, dal titolo “L’atlante di Francesco. Vaticano e politica internazionale”. Un volume che ha aperto vari spunti di riflessione, partendo da un presupposto: la crisi come opportunita’, politica, sociale. E, in questo senso, non poteva che essere la crisi dei migranti a tenere banco, con il presidente Meloni che ha voluto tornare sulla tragedia di Steccato di Cutro, per sottolineare: “Io e il governo – ha incalzato – siamo stati accusati di cose raccapriccianti ma la mia coscienza e’ a posto”. In tema di migrazioni, infatti, “l’approccio serio e’ fermare i trafficanti e favorire i flussi legali e dare a chi viene a vivere nella tua comunita’ gli stessi diritti dei cittadini”. Anche perche’, questo il ragionamento ribadito oggi, “piu’ persone si mettono nelle mani di cinici trafficanti piu’ c’e’ il rischio che qualcosa vada storto e non penso che questo sia il modo giusto per affrontare la vicenda migratoria”. Forse, ha aggiunto il presidente, “sarebbe piu’ facile mettere la testa sotto la sabbia, lasciare che siano dei mafiosi a decidere chi deve arrivare da noi, lasciare che in Africa continuino a prendere piede i mercenari della Wagner e i fondamentalisti”.
Proprio l’Africa deve essere il riferimento italiano ed europeo. Non si puo’ continuare ad avere un approccio “predatorio perche'” si parla di “un continente sfruttato” in cui non dobbiamo limitarci a prelevare risorse ma in cui “dobbiamo lasciare strumenti, investimenti e lavoro”. Certo “l’Italia non puo’, da sola, fare quello che l’Ue potrebbe fare in modo piu’ efficace” ma intanto il governo e’ impegnato per la stabilizzazione del quadro politico in Libia e sul porre l’attenzione sulla crisi del Sahel e del Corno d’Africa. Attenzione che il governo italiano rivolge, inevitabilmente, anche al conflitto in Ucraina. Stimolata anche dalle parole del segretario di Stato Vaticano, cardinale Pietro Parolin, che aveva ribadito come la Santa Sede sia sempre disponibile a collaborare con chi voglia la pace, il presidente Meloni ha voluto ribadire come esista comunque una netta distinzione fra “invasione e pace: oggi c’e’ un aggredito e un aggressore” e “se non aiutassimo l’aggredito a difendersi non avremmo pace. Avremmo un’invasione che configurerebbe una guerra molto piu’ vicina. E per questo, la cosa piu’ efficace da fare e’ sostenere chi si sta difendendo perche’ non passi il principio per cui la forza del piu’ forte valga piu’ della forza del diritto”. L’obiettivo e’ comunque la pace e proprio la Santa Sede “e’ la piu’ idonea a favorire una soluzione negoziale” e su questo “puo’ contare sul nostro aiuto”.
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