Categorie: Lo Zoo

Aggressioni mortali, randagismo, traffici. Temi che portano voti ma spariti dalla campagna elettorale. Sul benessere animale i politici, in fatto di ignoranza, sono molto competenti. E non li puoi neanche educare

di Stefania Piazzo – Ci sono temi che vanno e vengono nella lista dei programmi dei partiti alle elezioni. Molti sono solo semplici enunciazioni di principio. Quelle sugli animali vincono il primo premio del tiramolla.

Esistono o non esistono i “diritti degli animali”? Sulla carta, a metà. O forse un quarto. Il mio caro amico, l’avvocato Filippo Portoghese, me lo ricordava sempre nei suoi lucidi interventi nel programma che conducevo su Antenna 3, lo Zoo di Senza Sconti, assieme alla mia socia di battaglie, Claudia Taccani.

Sono esseri senzienti, però poi se vai a leggere un po’ più sotto, e mica tanto tra le righe, ti accorgi che resti con un pugno di mosche in mano. Ci sono danni patrimoniali, c’è il maltrattamento, c’è il reato di traffico di cuccioli. Ma gli animali restano robe, cose, e dove conta per il fisco, un bene di lusso. Ecco, fatta questa debita premessa, chi mi conosce sa che più di tutto ciò che mi appassiona non è più la politica, svuotata di senso e significato e competenze, quanto seguire come posso la divulgazione della cultura del benessere animale. Dei cani ne ho fatto una scelta e ragione di vita, li preferisco al genere umano.

Perché i problemi sono tanti. Hanno un devastante impatto sociale ed economico. Questo Paese è profondamente ignorante e vive nei secoli più bui nel momento in cui deve fare i conti con il perdurante, devastante randagismo al Sud. Lì, si è fermato Cristo.

I cani vengono spediti nel “civile” Nord dove famiglie di buon cuore accolgono e adottano. Un ragionamento a parte è quello delle staffette, ma qui non è il tema da affrontare.

Al Sud non si sterilizza quasi una cippa. Non si microcippa pressoché quasi una cippa. Ma al Nord ci sono zone dove l’uomo bestia fa altrettanto. Quindi l’ignoranza è senza frontiere regionali. Esistono zone felici, piccoli paradisi di civiltà, e io cito sempre la mitica Francesca Toto che a Vieste con Zero cani in canile ha realizzato il punto di partenza. Dare formazione alle forze dell’ordine perché mettano in atto le loro competenze (basta sentire che non tocca a loro), idem i sindaci (basta vedere che si girano dall’altra parte), idem i veterinari, idem le scuole, idem gli albergatori, idem i pastori e le loro fabbriche di maremmani. Ma di Toto ce n’è una sola. E il ministero non ha mai preso in considerazione questo modello operativo per renderlo linea guida nazionale. E’ quello che servirebbe ma lì non capiscono. Troppo sbatti.

Poi c’è la questione del dilagare dei morti (minori, anziani, bambini in culla) da azzannamento e aggressione da cani da presa o lupoidi. O molossoidi. Incroci, o di simil razza, con o senza pedigree, in mano agli ignoranti e agli incompetenti, arrivano in famiglia come i farmaci da banco di libera vendita.

Nessun obbligo di formazione per i proprietari che portano in casa un’arma da fuoco. Il patentino? La sola teoria non serve a nulla. Nessun percorso pratico, di prova delle competenze col cane. Concordo con chi propone il Cae 1 o il BH, ovvero prove di educazione di base, di socializzazione. Non davanti al pc ma in strada, con cani, persone, nella vita reale. Troppo sbatti? Niente cane difficile, allora.

Quindi? Quindi vai con la cronaca nera, i funerali. I dibattiti, che noia, sul cane buono e il proprietario cattivo, come se fosse una questione di il brutto, il buono e il cattivo.

Il randagismo e i “resi” ovvero le rinunce di proprietà dei cani tipo bull e molossoidi ormai sovrastano nel bilancio dei canili. A Milano chiedete quali sono i poveri derelitti dietro le sbarre. Loro. Finisce tutto nel conto delle nostre tasse. Soldi sottratti al welfare, a chi ha bisogno, ai servizi.

Però si continua a non mettere un limite, a non discuterne, se non sottovoce, timidamente, tra le righe. Limitando tutto ad una lista di cani si e cani no. Abbiamo invece bisogno di fare la lista dei politici capaci, e di quelli totalmente incapaci, inetti, ciarlatani, che non capiscono nulla di queste cose, e si vede.

I cani di razza continuano ad essere acquistati poi ancora in negozio, la richiesta su internet di cuccioli straborda, i furgoni e le auto dall’est viaggiano col loro carico di continuo.

E l’Europa? Legifera su tutto. Su una linea comune in materia di difesa, formazione, detenzione di cani-arma non dice nulla? E i sindaci? Hanno mai fatto un censimento sui loro territori o pensano solo agli autovelox? E alla veterinaria pubblica, non viene mai in mente di fare la stessa cosa? Farsi un giro dai sindaci e chiedere: Ma quanti cani avete? E chi li detiene? Troppo difficile? Troppe carte da gestire in ufficio?

Il mio amico Cuore verde stamattina mi ha scritto, in merito alla cronaca dell’ennesima bambina di 5 mesi morta in casa con la nonna (ormai un clichè che si ripete) per attacco da pitbull, riguardo gli amministratori e chi dovrebbe vigilare che “in fatto di ignoranza sono molto competenti”. E’ il titolo di un articolo. Col suo sommario, “E questi (sindaci e filiera al seguito, ndr) non li puoi neanche educare”. Promesso, l’ho messo nel titolo del pezzo.

Ovvio che ci sono sindaci coraggiosi, medici veterinari eroici, forze dell’ordine che si buttano nel fuoco, ma quello che manca è la normalità di un Paese che pensa che tutto ciò che si vuole sia lecito. Il punto è che la legge glielo permette. Cambiate la legge, chiudete il recinto. Oppure datevi alle pompe funebri, che fate già lavorare.

Stefania Piazzo

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