Categorie: Opinioni

Smettiamo di inseguire la modernizzazione. Il caso fentanyl

di Sergio Bianchini – Da 200 anni l’occidente insegue il mito della modernizzazione guidata prima per un secolo dal Regno Unito e poi dagli USA.

Ma il campione, il faro della modernità è ormai avviato alla putrefazione. In questi giorni appare sulla stampa il termine Fentanyl, un antidolorifico 100 volte piu’ potente della morfina che da noi è solo in uso ospedaliero, ma che comincia ad essere usato fuori dalle sale operatorie specialmente a Roma ed a Milano perchè ha un forte potenziale alternativo a quello delle droghe tradizionali.

All’interno del discorso allarmistico sul fentanyl emerge il numero spaventoso di morti per overdose che negli USA ha raggiunto le 100 000 (centomila) unità all’anno.

Un numero agghiacciante che paragonato ai morti per overdose in Italia, circa 300 nel ’22, risulta cinquanta volte più grande a parità di abitanti.

La vita nel centro della modernità sta diventando mostruosamente brutta. Al gigantesco numero di morti per overdose, molte volte inferiore rispetto ai milioni di utenti abituali, si aggiunge quello degli omicidi, 10 volte maggiore di quello italiano, ed alle sparatorie di massa ormai quotidiane.

Eppure questi dati sembrano non creare scalpore nei nostri “pensatori” e non inducono ancora a smette di considerare la modernità a guida anglo americana come un esempio indiscutibile.

La ricerca di maggiore benessere materiale, che è alla base del parossismo esistenziale americano, è avvenuta e avviene a scapito della tranquillità minima, del benessere relazionale, della stabilità politica, dell’armonia sociale.

Anche da noi ormai l’imitazione della grandiosità USA, nello spettacolo, nella stravaganza, nell’avventurismo amoroso e sessuale, nella ricerca infinita dell’innovazione, nel rifiuto di ogni stabilità, sta entrando nella vita e nel sentire quotidiano di massa. Anche se adesso l’unica grandiosita’ USA si manifesta quasi esclusivamente nella guerra.

Da noi il tenore di vita reale è ormai fermo da due decenni. Ma la cosa in sé non mi scandalizzerebbe se accompagnata dal benessere nel clima relazionale e sociale. Cosa che purtroppo non avviene. Psicologicamente si vive in un perenne stato di eccitazione che però è ritenuto normale e doveroso mentre la routine è certo considerata deplorevole.

 Il futuro, la ricerca, la novità ancora più nuova, la tecnologia che sta arrivando o che arriverà affogano la capacità di analizzare davvero le condizioni della vita reale attuale e di cercare e trovare modi semplici e rapidi di normale governo dei problemi organizzativi e relazionali.

Di fatto tendono ad alternarsi rissosità, eccitazione e depressione, mentre la serenità, la calma, uno stato vitale e contemporaneamente pacifico appaiono sia indesiderabili che impossibili.

Un esempio eclatante è il clima che si vive nelle aule scolastiche dove il caos regna sovrano in quasi tutte le ore della giornata. Se non ci credete provate a chiederlo ad un bambino o un ragazzo. Io lo faccio spesso, anche davanti a genitori o parenti che sentendo la risposta (c’è casino quasi sempre o sempre) però non fanno una piega.

Siamo preda di una specie di fatalismo storico dove c’è un prezzo da pagare alla dea della modernità, e cioè fare ed accettare cose che ci sembrano assurde e perfino dolorose perché la modernità lo richiede.

La modernità per ora in occidente è ancora inseguire gli USA col loro mix di militarismo, utopismo, individualismo, consumismo, avventurismo esistenziale, futurismo. Un mix micidiale da sballo cardiaco e mentale confermato proprio dalle tragiche vicende di droga e dalle sparatorie di massa quotidiane.

Noi potremmo cercare la nostra modernità, un rilassato mix di antiche virtù applicate tenacemente alla realtà che viviamo ogni giorno mettendo in primo piano i successi sul piano relazionale assieme ad un tranquillo sviluppo economico.

Redazione

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