Pomicino, politici miopi sono caduti nelle braccia della Russia ammaliati da Putin. Ma suo dna è comunista

13 Aprile 2022
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 L’Italia è caduta nelle braccia della Russia, facendosi ammaliare da Vladimir Putin che è e resta un uomo con il dna comunista e di ex funzionario del Kgb. Lo sostiene in una dichiarazione all’Adnkronos, l’ex ministro e parlamentare della Dc, Paolo Cirino Pomicino, che fornisce una sua interpretazione sulla nostra dipendenza energetica dalla Russia.

“La Dc – ha premesso, rispondendo alla domanda se le personalità politiche e di governo della Prima Repubblica, sarebbero state in grado di evitare il ricatto che stiamo subendo – ha governato per decenni grazie alla sua capacità di dialogo”. “La Dc – ha ricordato – era un partito saldamente atlantista e convintamente europeista, ma ha sempre praticato quella che definirei una ‘politica di frontiera’ che nel Mediterraneo si traduceva, ad esempio, nel mantenimento di una pragmatica equidistanza tra Israele e Palestina o nel sapere interpretare un ruolo di moderazione e dialogo con altri Paesi del Medio Oriente, dimostrato dal contributo che seppe fornire Giulio Andreotti, con la sua capacità di mediazione, alla firma degli accordi di Oslo tra Rabin e Arafat”.

“Una cosa però sono il dialogo e la capacità di intavolare trattative per avvicinare le posizioni, altra cosa è cercare di dare una spiegazione plausibile e costruttiva a quello che è avvenuto negli ultimi 20 anni, nei quali abbiamo assistito all’elogio permanente di Vladimir Putin, come presidente russo, statista e uomo politico”.

Secondo l’ex ministro e deputato scudocrociato, “nonostante ci fossero grandi indizi, non si è capito che Putin era ancora un comunista, imbevuto di quel pensiero politico che ha guidato l’Urss per 80 anni con il pugno di ferro. Un comunista meno colto delle figure politiche che sedevano ai tempi nel Politburo e che lo avevano preceduto, un comunista forgiato secondo le regole del Kgb. Questa lettura superficiale anzi questa miopia, ci ha reso dipendenti dal gas russo”. “L’Italia si è allineata a una visione ottimistica, confidando che la globalizzazione, alla quale anche il comunismo si è associato, potesse fornire quello strumento di progressiva democratizzazione e di condivisione con l’occidente di certi valori e principi. Il dialogo in fondo è stato giusto, è mancata la prudenza o la capacità di interpretare dove ci avrebbero spinto certi rapporti commerciali e quanto ci avrebbe potuto condizionare la dipendenza energetica dal gas russo”, ha concluso Pomicino.

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