Assolombarda, una azienda su quattro rischia di chiudere se Governo non agisce sulle bollette

13 Aprile 2022
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 La produzione di un’impresa su quattro è messa a rischio dall’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime e dalle difficoltà nell’approvvigionamento, nelle esportazioni e nei pagamenti. Fattori aggravati dal conflitto in Ucraina. E’ l’allarme lanciato da Assolombarda, l’associazione delle imprese che operano nelle province di Milano, Lodi, Monza e Brianza e Pavia. Se della quota consistente di imprese che per ora non ha ridotto la produzione solo un terzo è in grado di mantenere l’attività invariata per tempi prolungati, per i due terzi la gestione delle difficoltà ha un limite temporale: più un’impresa su quattro (il 27%) stima di poter continuare a produrre senza interruzioni solo nel breve termine, ossia ancora per 1-3 mesi, e un ulteriore 32% non oltre i 12 mesi. I dati sono elaborati dal Centro Studi di Assolombarda su 463 imprese del territorio, prevalentemente manifatturiere e con rapporti commerciali diretti con Russia, Ucraina e Bielorussia. A causa del conflitto nove aziende su dieci giudicano un problema ”importante” il conseguente aumento del prezzo dell’energia e 8 su 10 i rincari delle altre commodity. Il 72,6% delle imprese fa emergere le problematiche nell’approvvigionamento delle materie prime e, per la metà delle aziende, pesa il costo e il reperimento di semilavorati, mentre oltre un terzo delle imprese rileva inoltre ostacoli all’export e difficoltà nei pagamenti. ”La produzione di un’impresa su quattro è a rischio nel breve termine”, sottolinea Alessandro Spada, presidente di Assolombarda. “Evidenze che rendono necessarie misure importanti e urgenti che possano sostenere le nostre aziende che si trovano in difficoltà a produrre. Ad esempio, ogni intervento volto ad abbassare il prezzo finale del gas per il consumatore aziendale può rappresentare un beneficio: andrebbe in questa direzione l’introduzione del price cap percentuale, così come la creazione di una centrale europea di acquisto del gas. Dallo studio emerge però un elemento positivo, che coinvolge la riorganizzazione della geografia delle catene globali del valore. In molti casi, infatti, si sta verificando un riavvicinamento all’Europa e all’Italia: questo può sicuramente rappresentare un’opportunità per le parti più competitive del nostro sistema industriale”.

L’acciaio è la materia prima rispetto alla quale sono maggiormente sentiti sia i problemi di costo (per il 47,5% delle imprese) sia quelli di approvvigionamento (per il 35,4%). Tra le altre materie prime la situazione è critica per rame, nickel, zinco e minerale di ferro tra i metalli, urea e fosfato di ammonio tra i fertilizzanti, mais, olio di semi di soia, frumento e olio di palma tra gli agricoli, e il cotone. L’aumento dei costi e le difficoltà di approvvigionamento hanno un impatto diretto sull’attività delle imprese e quasi 60 realtà tra Milano, Lodi, Monza Brianza e Pavia segnalano di aver già ridotto la produzione, la maggiore parte della quali fino al 20%, ma con una quota non trascurabile fino al 40%. La ricerca di mercati alternativi di approvvigionamento, evidenziata dalla ricerca, dimostra la capacità di reazione delle imprese nei confronti di questa emergenza. Escludendo le realtà con uno scambio diretto con Russia, Ucraina e Bielorussia, il 48,1% delle imprese sta ricercando nuovi mercati di fornitura. Dopo la Cina, che rappresenta il primo mercato, tra quelli alternativi, emerge l’Europa per la fornitura di semilavorati, segue a breve distanza l’Italia (per 18,9% delle imprese), poi la Germania (13,0%), gli Stati Uniti (10,9%) e la Turchia (10,1%). Emerge inoltre un netto deterioramento dell’indice di fiducia che in Lombardia e nel Nord Ovest da febbraio a marzo è passato da 116,5 a 103,3 per i consumatori e da 111,9 a 110,2 per le imprese manifatturiere. Una flessione inferiore, quest’ultima, dovuta per il momento agli ordini correnti che sono ancora elevati, ma preoccupa il sensibile peggioramento sui minimi da inizio 2021 delle aspettative a breve sia sulla domanda sia sulla produzione. 

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