di Stefania Piazzo – L’altro giorno la Cgia di Mestre ha fatto un ripasso degli aiuti di Stato all’economia chiusa da un anno. La miseria passa da governo a governo. La Lega chiede di più, è contraria alle chiusure, gioca a fare l’opposizione mentre governa poi torna a spostare l’asse dei problemi sugli sbarchi e l’immigrazione.
Come se la priorità delle categorie lasciate ai margini dell’azione politica, alle prese dalle tasse da pagare, senza i soldi degli incassi, gli affitti senza, senza gli incassi di giornata, gli stipendi, senza il fatturato in attivo, la spesa da fare, senza aver aperto un giorno, fossero più interessati alle onlus dei mari piuttosto che al collocamento dei migranti rispetto al fallimento delle proprie imprese.
Insomma, soldi nisba, e sull’immigrazione Draghi tace. Come minimo, se la coerenza dovesse essere una virtù, ci vorrebbe un secondo casino in stile Papeete. Ma il mojito è di lotta e di governo. “Draghi sa sempre ragione”, ha affermato di recente Matteo Salvini.
Mentre è sancito che gli statali, i servizi che eroga lo stato con le nostre tasse, frutto del lavoro dell’attività privata, non perderanno nulla. Lo Stato garantisce solo se stesso e il proprio apparato. Chi fa il Pil e produce la ricchezza del Paese no.
Il Nord non ha proprio nulla da dire? E così pure il Sud che deve sfangare tutti i giorni la presenza di due Stati, quello mafioso che occupa la sanità, il pubblico, gli appalti, e il Regno della Burocrazia, non ha voglia di fare la rivoluzione?