“È giusto chiedere ad Amazon di favorire condizioni sempre migliori per i propri lavoratori, ma bisognerebbe fare lo stesso per alcuni settori che da anni e decenni, nel modenese ma non solo, potrebbero fare meglio in questo ambito. Penso alle aziende della lavorazione delle carni, della pizza, del surgelato, del settore alimentare in generale”.Anzi, sarebbe ora di fare tutti la propria parte “e quindi lancio una provocazione per il mio partito, il Pd: rifiutiamoci di accettare anche un solo euro, nei bilanci delle feste dell’unita’ del territorio, di sponsorizzazioni o contributi da parte di aziende che non rispettano come dovrebbero, nonostante gli annunci, i diritti dei lavoratori”. È il sasso nello stagno che lancia Umberto Costantini, giovane sindaco dem al secondo mandato di Spilamberto, Comune modenese della zona ‘sud’ nel cuore del comparto alimentare emiliano.
Nei giorni dello sciopero Amazon, di cui si parla non solo in Italia, Costantini non se la sente di uniformarsi sic et simpliciter al coro delle critiche al colosso di Jeff Bezos, per come gestisce le proprie risorse umane dirette e indirette, addetti ai pacchi e driver, al di la’ del confronto con I sindacati. Del resto, a Spilamberto entro l’autunno “e’ confermato” l’insediamento del centro di smistamento Amazon, vicino al casello autostradale: dara’ lavoro a 200 persone che raddoppieranno con l’indotto. Per Costantini e’ stata l’occasione di conoscere meglio e dall’interno la realta’ di Amazon, e lo spaccato che ne esce e’ un po’ piu’ complesso. Semplificando, secondo il sindaco 34enne c’e’ chi ‘fa peggio’ sul lavoro di Amazon, a livello locale e non da oggi.
Spiega Costantini parlando alla ‘Dire’ oggi: “Da buon politico di sinistra, dico che bisogna trovare un
equilibrio tra impresa e lavoro. A Spilamberto, quantomeno dal 2018, abbiamo un ottimo rapporto con i sindacati dentro Amazon, all’insegna di un dialogo costante con loro e con l’azienda: siamo vicini quindi- assicura il sindaco Pd- a quanti chiedono di migliorare le proprie condizioni di lavoro. Ma lo siamo sia per il comparto della logistica sia per altri comparti, appunto come quello alimentare, delle carni, della pizza… anche qui ci sono aziende che mettono a dura prova non da oggi i diritti dei lavoratori, per i quali pero’ ci si mobilita meno in questa fase. Si tratta di addetti- tiene il punto Costantini- che magari sono stati ingaggiati quando non avrebbero potuto scegliere molto, nella nostra provincia, la strada da intraprendere nel mondo dellavoro. Invece, oggi con Amazon, ad esempio, ci sarebbe piu’ scelta”.
Insiste e chiarisce il sindaco di Spilamberto: “Attorno al centro Amazon di Spilamberto non ci saranno le coop spurie di facchinaggio che abbiamo imparato a conoscere, anzi che hanno flagellato il nostro territorio. Posto che invece i diritti dei lavoratori si conquistano battaglia dopo battaglia, mi ritengo ancora convinto della nostra scelta su Amazon. Preferisco un settore dove ci sono diritti da conquistare, perche’ questo non mi spaventa, piuttosto che un settore dove i diritti sono negati da decenni e le cose cambiano poco”.
In ogni caso, continua il primo cittadino modenese, “lo sciopero di ieri ha evidenziato come sia nata una ‘coscienza di classe’ attorno alla vicenda Amazon, e questo e’ molto positivo. Se mentre discutiamo di diritti lo facciamo avendo di fronte un’azienda dalle spalle solide, come Amazon, allora vinciamo tutti”. Per questo, e’ l’invito di Costantini che corregge un po’ gli appelli a “non ordinare online”, come si e’ levato in casa Cgil-Cisl-Uil in questi giorni, “io non darei addosso ad Amazon con azioni irresponsabili, tra boicottaggi o cose di questo tipo. Lo dicoperche’ credo realmente che si possa crescere insieme, lavoratori e azienda, e sarebbe anche piu’ utile”.
Piu’ che i cittadini, infatti, ad avere un ruolo nella vicenda dei grandi player della gig economy dovrebbero essere i politici: “Il sindacato fa il suo mestiere, quello che io mi aspetto- rilancia Costantini- e’ che la politica non si limiti a ‘boicottare’ diciamo, ma ad esempio metta la firma per cambiare e migliorare le norme che regolano questo settore. In Parlamento, in aula, e non ‘in generale’…”. (Fonte Dire)