L’Europa ci impone la casa green “fighetta”. Dove troveremo i soldi per adeguarla? Ci verranno a pignorare i conti?

12 Marzo 2024
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Via libera del Parlamento Ue all’accordo tra colegislatori sulla direttiva EPBD sulle case green. Il testo – passato nella plenaria di Strasburgo con 370 sì, 199 no e 46 astensioni – adesso dovrà essere formalmente adottato dal Consiglio. 

Vediamo i dati tecnici. L’europarlamento quindi riunito in sessione plenaria ha dato il via libera con 370 voti a favore, 199 contrari e 46 astenuti all’intesa raggiunta con il Consiglio dell’Ue sulla revisione della direttiva sulla prestazione energetica degli edifici, la cosiddetta ‘direttiva Case green’. Il testo definisce gli obiettivi temporali per alzare gli standard energetici: a partire dal 2030 tutti i nuovi edifici residenziali dovranno essere costruiti per essere a emissioni zero, a partire dal 2028 per gli edifici pubblici, e l’intero patrimonio edilizio dovrà essere climaticamente neutro entro il 2050.

Chi pagherà? E chi avrà le risorse per pagare? Ci verranno pignorate le case se non dovessimo avere le risorse per stare al passo con le disposizioni di Strasburgo e Bruxelles?

“Per due anni la Confedilizia si è battuta – con successo, al termine del percorso – per eliminarne le parti più pericolose per il risparmio degli italiani: quelle, in particolare, che imponevano rilevanti e costosi interventi su milioni di immobili entro scadenze quasi immediate. Rimane un testo dagli obiettivi finali ben difficilmente realizzabili (emissioni zero nel 2050), che la nuova legislatura europea farebbe bene a ripensare”. E’ quanto afferma in una nota Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia. “Dopodiché, un ruolo fondamentale lo avranno i Governi, chiamati a legiferare nei vari Paesi. Quello italiano deve fare i conti con una realtà ben diversa da quella del resto della Ue. Le specificità del nostro patrimonio immobiliare sono note, così come quelle di chi lo detiene (piccoli proprietari, spesso in condominio). Occorre pensare a una distribuzione equilibrata nel tempo degli interventi e ad adeguate misure economiche e fiscali di sostegno. Il tutto, senza dimenticare che il nostro territorio ha una priorità che a Bruxelles non scalda i cuori quanto il green: quella del miglioramento sismico degli edifici”.

 L’obbligo di ristrutturare gli edifici, con tempi troppo stretti e rigorosi, per migliorare la classe energetica, ignora e calpesta tutti quei cittadini e quelle famiglie che già hanno sulle spalle un mutuo, che ogni giorno faticano per poter onorare le rate, e che adesso rischiano di dover pagare altro denaro per fare nuovi lavori di adeguamento. Ancora una volta vince l’ambientalismo più ideologico ed estremo. Va bene la transizione ecologica, ma deve avvenire con attenzione, tenendo conto delle esigenze di tutti. L’auspicio è che le prossime elezioni europee consegnino ai cittadini dell’Unione un Parlamento e una Commissione di centrodestra, più attenta a chi lavora e produce, meno ‘nemica’ e più consapevole che l’Ue è fatta da una comunità di persone, non da numeri, e che queste vanno rispettate e sostenute”. Così, la senatrice di Forza Italia e vice presidente del Senato, Licia Ronzulli. 

“Ennesima follia europea. Grazie all’impegno della Lega e del gruppo Id, erano già state fermate alcune delle eco-follie volute dai burocrati, ma non è bastato. La nostra battaglia continua: serve un cambio di rotta per rivedere la direttiva, mandando a casa le sinistre e portando a Bruxelles una nuova maggioranza di centrodestra. L’8 e il 9 giugno, chi sceglie la Lega sceglie più Italia e meno Europa”. Lo scrive su X il vicepremier leghista e ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini.

Ma vediamo le tempestiche.

 Per gli edifici residenziali, i Paesi membri dovranno adottare misure per garantire una riduzione dell’energia primaria media utilizzata di almeno il 16% entro il 2030 e di almeno il 20-22% entro il 2035. In base alla nuova direttiva, gli Stati membri dovranno inoltre ristrutturare il 16% degli edifici non residenziali con le peggiori prestazioni entro il 2030 e il 26% entro il 2033, introducendo requisiti minimi di prestazione energetica. Se tecnicamente ed economicamente fattibile, i Paesi membri dovranno garantire l’installazione progressiva di impianti solari negli edifici pubblici e non residenziali, in funzione delle loro dimensioni, e in tutti i nuovi edifici residenziali entro il 2030.

Eliminazione graduale delle caldaie a combustibili fossili – Gli Stati membri dovranno spiegare come intendono predisporre misure vincolanti per decarbonizzare i sistemi di riscaldamento eliminando, gradualmente, i combustibili fossili nel riscaldamento e nel raffreddamento entro il 2040.

A partire dal 2025, sarà vietata la concessione di sovvenzioni alle caldaie autonome a combustibili fossili. Saranno ancora possibili incentivi finanziari per i sistemi di riscaldamento che usano una quantità significativa di energia rinnovabile, come quelli che combinano una caldaia con un impianto solare termico o una pompa di calore.

Esenzioni-La nuova normativa non si applica agli edifici agricoli e agli edifici storici, e i Paesi membri possono decidere di escludere anche gli edifici protetti per il particolare valore architettonico o storico, gli edifici temporanei, le chiese e i luoghi di culto.

Per diventare legge, la direttiva dovrà ora essere approvata formalmente anche dal Consiglio dei ministri. Secondo la Commissione europea, gli edifici dell’Unione europea sono responsabili del 40% dei consumi energetici e del 36% delle emissioni di gas a effetto serra. Il 15 dicembre 2021 la Commissione ha presentato una proposta di revisione della direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia, che fa parte del pacchetto.

credit foto r-architecture-2gDwlIim3Uw-unsplash-

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