“Era un atto dovuto, una misura su cui si è soffermata la Corte dei Conti, che sottintendeva anche un possibile danno erariale per la mancata adozione dei criteri induttivi, sospesi dal 2018, utilizzabili per il Redditometro “. Maurizio Leo, viceministro dell’Economia con la delega sul Fisco, spiega così al Corriere della Sera la decisione sul Redditometro che ha mandato su tutte le furie la Lega e Forza Italia. “Intendiamoci – sottolinea Leo – è soltanto un decreto attuativo previsto da una norma di legge, che rende il Redditometro uno strumento diverso, che viene incontro ai contribuenti onesti. Noi e tutto il centrodestra restiamo contrari al vecchio Redditometro che penalizzava i contribuenti”. Per Leo “questo decreto, atteso dal 2018, dà certezze ai cittadini onesti. Si prevede un doppio contraddittorio tra il Fisco e il contribuente. Anche prima che inizi l’accertamento, a differenza di quanto avveniva in passato. Poi si specificano i criteri da usare per determinare le spese quando mancano i dati puntuali nelle banche dati. Sono dei tavolotti importanti alle iniziative di accertamento dell’Agenzia delle Entrate Si prevede, poi, che negli accertamenti si tenga conto del nucleo familiare di gran lusso e il marito ha redditi milionari, il possesso dell’auto è giustificato e l’accertamento non scatta”. Leo avverte che “non possiamo mollare la lotta all’evasione. Quelli che hanno fatto le truffe del Superbonus, facendo risparmiare 15-16 miliardi, come li becchiamo senza Redditometro ? Parliamo di gente che non ha mai fatto la dichiarazione dei redditi. Quanto alle le critiche dell’opposizione trovano quanto meno curioso che ci accusino un giorno di aiutare gli evasori e il giorno dopo di colpirli”.
Il governo, redditometro atto dovuto
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