Categorie: Cultura

Ridateci Totò e il suo bel Ciccillo

di Marcus Dardi – La famosissima marionetta che Totò non inventò ma perfezionò, non può restare né trascurata né dimenticata. Merita perciò di essere raccontata e spiegata nella Storia della Canzone e del Teatro Italiano.

Vediamone dunque la storia.

Su versi di Arturo Trusiano e musica di Salvatore Capaldo nel 1917 fu creata la macchietta de “Il Bel Ciccillo”.

La canzone è uno scioglilingua che racconta la spavalderia amorosa di un giovane gagà.

La difficoltà e la bellezza del numero è che mentre viene cantata, l’interprete si muove come un burattino di legno.

Il bel Ciccillo fu una creazione dell’artista Giovanni Mongelluzzo che ne depositò il numero.

Divenne poi un cavallo di battaglia degli spettacoli di Gustavo De Marco al Teatro Jovinelli di Roma in cui si esibiva anche il giovane Totò.

Quando un giorno, De Marco, non poté presenziare per indisposizione, Totò lo sostituì proponendo a sua volta la macchietta “Il bel Ciccillo”, imitando lo stile ” da marionetta” di De Marco.

Il successo di Totò, quella serata fu enorme.

Il pubblico gridava “Ahò, sei meglio di De Marco”

Le urla di entusiasmo del pubblico fecero così scalzare De Marco e Totò divenne titolare del numero.

Totò, serata dopo serata, perfezionò sempre di più il numero.

Il numero venne riproposto da Totò nel film del 1949 “Yvonne la nuit”.

Nella scena finale del film “Totò a Colori” la ripropone ancora, ma con una musica diversa, senza canto e vestito col costume del burattino “Pinocchio”.

La macchietta del burattino è stata poi ripresa anche dal comico Franco Franchi.

Ineguagliabile e inimitabile il bel Ciccillo resta un’icona del teatro di varietà e di avanspettacolo italiano, grazie al PRINCIPE della risata.

Totò, o meglio Antonio De Curtis, teneva tantissimo ad avere un titolo nobiliare a seguito della sua adozione nel 1933 da parte del marchese Francesco Maria Gagliardi Focas di Tertiveri.

Dopo costosissime e lunghissime battaglie legali il Tribunale di Napoli, il 7 agosto del 1949, sentenziò il riconoscimento nobiliare e Antonio De Curtis acquisì i titoli e i nomi di: Antonio Griffo Focas Flavio Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio, altezza imperiale, conte palatino, cavaliere del Sacro Romano Impero, esarca di Ravenna, duca di Macedonia e di Illiria, principe di Costantinopoli, di Cilicia, di Tessaglia, di Ponte di Moldavia, di Dardania, del Peloponneso, conte di Cipro e di Epiro, conte e duca di Drivasto e Durazzo.

Ma per tutti noi che lo amiamo è e resterà solo e sempre, il principe della risata ovvero, il Grande Totò.

Marcus Dardi

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