Referendum sul taglio dei parlamentari. Problema è numero o selezione di chi fa politica?

27 Agosto 2020
Lettura 2 min

di Stefania Piazzo – Ma tu cosa voti a settembre al referendum? Me lo chiedono in tanti. E io rispondo che, qualunque sia il mio voto, non migliorerà la classe politica. Ridurre la casta è una pia illusione. La casta si annida nei doppi incarichi, nelle nomine dei consigli di amministrazione. Nel lobbismo che influenza le scelte politiche. Certo, un po’ la sforbiciamo, la casta, come si tolgono i rami secchi dalle piante da frutto. Ma il punto è che l’accesso alla politica non procede in questo paese attraverso la competenza ma in base alla conoscenza. Non la conoscenza culturale, bensì quella amicale. Che è sullo stesso piano di uno che vale uno. Identici risultati.

Se sei il miglior amico di Mario, allora hai il posto in lista. E il posto non lo decide il cittadino elettore che si illude di moralizzare la classe politica dimezzando il parlamento. Se si dimezza c’è chi dice che così la lotta per spintonarsi sarà più esasperata del solito e a farne le spese saranno i peones. Probabile.

Il punto è che la democrazia così come l’abbiamo imparata a scuola non c’è più. La libertà è cambiata. Non è più responsabilità. E’ uccidere a colpi di social il vicino di casa, annientare il nemico politico orientando le coscienze con i like. Il voto diventa effimero, le decisioni si prendono altrove. Decidono gli influencer. E il numero di follower genera il potere.

Accanto al referendum allora per rendere efficace sia il SI che il NO occorreva aggiungere un criterio: pretendere che chi viene eletto abbia le competenze per occupare quel posto. Almeno questo.

Altrimenti in Europa ti trovi a votare quella che è passata da un partito all’altro e che è stata premiata per aver indebolito l’avversario del nuovo “padrone”. O in Parlamento trovi chi prima faceva parcheggiato il giornalista di partito e ora fa il parcheggiato in aspettativa retribuita. Ce ne saranno meno? Ma sempre parcheggiatori restano.

E allora la questione è la selezione. L’alternativa agli estremismi non è votare chi propone soluzioni immediate, dietro l’angolo, salvifiche. Non è credere al guru, allo sciamano. E non è neppure mandare allo sbaraglio in cabina elettorale un popolo sempre più incompetente e disinformato. Ignoranti che votano ignoranti? Spesso e volentieri.

Pretendiamo o no politici all’altezza? Ma pretendiamo o no di mandare al voto cittadini con un bagaglio di conoscenza minima sindacale per capire cosa e chi si vota? Altrimenti cambiamo discorso.

E stabiliamoci dentro facebook, sugli spalti coperti di destra o di sinistra, facendo a gara a chi sputa più lontano. Se vogliamo la democrazia della competenza, che vinca il SI o il No non cambierà di molto. Come non cambierà cambiando quasi ad ogni legislazione la legge elettorale, illudendo il cittadino che il problema della rappresentanza sia lì. No, perché non contempla il requisito della competenza.

E se il requisito fosse questo, tanti di quelli tra i politici che votano SI o votano NO mi sa tanto che sparirebbero senza affrontare il ballottaggio. Via, al primo turno, casella incapaci. Senza bisogno del referendum per risparmiare.

IL GIORNALE

Direttrice: Stefania Piazzo
La Nuova Padania, quotidiano online del Nord.
Hosting: Stefania Piazzo

Newsletter

Iscriviti alla nostra Newsletter!

Servizio Precedente

perquisizione tipografia deputato Boniardi

Prossimo Servizio

VIDEO – Reggio Calabria,”Il carcere modello che non t’aspetti”. Nuovi indagati dopo arresto ex direttrice

TornaSu

Don't Miss