La politica vive dentro il palazzo. L’economia si manifesta invece nel mondo reale. Secondo uno studio di Oxford Economics, società leader nella previsione economica globale e nell’analisi econometrica, ci stiamo avvicinando al galoppo ad una recessione e ad accendere la miccia è il rallentamento del mercato della casa.
Il dossier di cui parla al momento solo il Paìs, spiega che “in questo momento di incertezza, una cosa è certa: le cose non vanno bene a livello internazionale per il settore immobiliare, che dall’epoca della pandemia è finito in una bolla”. I prezzi scenderanno, “se all’inizio di quest’anno sono cresciute a un tasso annuo del 15%, entro la metà del prossimo anno cresceranno solo dell’1%.”
Con quale effetto domino? Quando i prezzi calano, scendono sia i consumi che la capacità di investire nel mattone, e il credito diventa più in salita. Apparentemente nulla di grave ma… se i tre fattori arrivano insieme è un disastro. E, a quanto pare, le condizioni potrebbero sposarsi insieme nel 2023.
Andando oltre, nel 2025 i prezzi delle case si deprezzeranno 10% in un insieme di 22 paesi. Cui si aggiungono Svizzera e Cina.
Il Pil potrà perdere lo 0,7%. Insomma, quando la casa perde valore arriva un campanello d’allarme che avvisa dell’arrivo della recessione economica globale, che fa a braccetto col rallentamento già in atto a cavallo tra pandemia e guerra.
Aggiunge infine il Pais che “i recenti sondaggi delle banche centrali hanno mostrato una riduzione della disponibilità di credito per l’acquisto di case, soprattutto nel Regno Unito e nell’eurozona”. Insomma, il credito concesso si è contratto e quindi si è registrato “il calo più pronunciato dal 2008”, l’anno in cui ha avuto inizio la Grande Crisi.
La politica ne è consapevole. Sapranno dirottare l’attenzione su altro fino a quando questo tema diverrà cruciale nel dare ossigeno al Paese? Le tasse, che già divorano guadagni e che sulle case tocca livelli imbarazzanti, saranno rimesse in discussione o tasseranno anche la crisi come nulla fosse?