Categorie: Politica

Un flop tira l’altro. Anche sul terzo mandato Salvini sconfitto sonoramente. E dal suo governo

La bandiera del terzo mandato viene ammainata senza se e senza ma dalla stessa maggioranza di governo. Salvini incassa l’ennesimo flop. Intrapresa la strada della legge elettorale con un terzo via libera per i governatori uscenti ma anche lo stop al ballottaggio tirato fuori dal cilindro per i Comuni oltre i 15mila abitanti, la Lega esce sonoramente sconfitta.

Non dimentichiamo mai come tira l’aria se oggi si votasse in Veneto. A chi andrebbe la maggioranza dei consensi?

Se l’aula del Senato alle prese con l’esame del decreto elezioni può essere considerata la stazione meteo da cui misurare il clima nella maggioranza, il responso è chiaro: tempesta all’orizzonte. Questo si legge anche sulle agenzie. La tregua, fortemente voluta da Giorgia Meloni, siglata a palazzo Chigi dai leader dei partiti della maggioranza all’indomani della vittoria in Abruzzo, dimostra immediatamente la sua fragilità. Il grimaldello sono due emendamenti della Lega che si conferma agli occhi di Fratelli d’Italia l’osservato speciale della maggioranza. Uno è appunto quello che mira a introdurre la possibilità di un terzo mandato per i presidenti di Regione. In aula si ripete esattamente lo stesso copione già andato in scena in commissione: il governo si rimette all’aula, la proposta viene bocciata, la maggioranza si spacca lasciando il partito di Salvini isolato, ma resta in piedi la narrazione che la questione è circoscrivibile alla normale dialettica parlamentare, ergo non tocca il governo. Il secondo emendamento, presentato invece a sorpresa, è quello che abolisce i ballottaggi per i sindaci se al primo turno si raggiunge il 40%.

Gli altri partiti della coalizione sarebbero anche d’accordo nel merito, ma la proposta arriva come una doccia fredda, senza che se ne sia discusso, e suscita immediatamente l’indignazione del Pd e dell’Anci. Alla fine, per evitare che le votazioni in Senato certifichino un’altra spaccatura nella maggioranza, si stabilisce un invito al ritiro da parte del governo e la decisione della Lega di trasformarlo in un ordine del giorno. Ma al di là dei tecnicismi parlamentari, ovviamente, il nodo resta tutto politico e ha a che fare con una coalizione in cui gli equilibri stanno cambiando, e lo stanno facendo a sfavore di Matteo Salvini come le ultime tornate elettorali in Sardegna e Abruzzo hanno dimostrato. Per il segretario lumbard all’orizzonte c’è un doppio problema: il rischio che le Europee certifichino il sorpasso su tutto il territorio nazionale di Forza Italia, e un suo conseguente indebolimento come leader, e poi il ruolo di Luca Zaia.

In Fratelli d’Italia si sospetta che l’insistenza della Lega sul terzo mandato, anche di fronte a bocciatura certa dell’emendamento, sia fatta per tenere buono il governatore del Veneto e dimostrare che è stato fatto di tutto per provare a difendere il suo diritto di rimanere ‘doge’ indiscusso.

Una mezza prova di questa lettura sta nel tentativo, promosso dal capogruppo Massimiliano Romeo poco prima del voto del Senato, di chiedere al governo la possibilità di trasformare in ordine del giorno anche l’emendamento sul terzo mandato. Ipotesi che, però, avrebbe trovato anche la contrarietà di Forza Italia. E tuttavia, a prescindere da Zaia, Giorgia Meloni negli ultimi giorni sarebbe diventata più possibilista sulla ipotesi di lasciare al Carroccio la facoltà di indicare il prossimo governatore del Veneto, sebbene le ultime Politiche abbiano certificato che da quelle parti la prima forza è Fratelli d’Italia. Un modo per stemperare le tensioni, anche considerando che una sempre più probabile candidatura di Meloni alle Europee (e conseguentemente di Tajani) rischierebbe di penalizzare ancora di più il ministro dei Trasporti.

Un alto dirigente del partito della premier la mette così: “Se vedi il tuo alleato al muro, non puoi sparare”. Non è un caso che il coordinatore veneto di Fdi, Luca De Carlo, considerato papabile candidato meloniano alla successione di Zaia, abbia cominciato a correggere il tiro. E se appena un mese fa definiva giusto che la Regione Veneto andasse al suo partito dal momento che alle ultime elezioni era stato votato da un terzo degli abitanti, ora i toni sembrano più prudenti. “In politica – spiega – un anno e mezzo è una eternità. Vedremo cosa accadrà ma nel frattempo dedichiamoci ai quasi 60 milioni di italiani, non solo al destino di quattro”. 

Stefania Piazzo

Articoli recenti

Dati Istat. Tra i nuovi poveri ci sono i lavoratori dipendenti. Potere d’acquisto inesistente. La politica si scandalizza solo ora dei salari da fame?

 Un ''quadro allarmante'' dai dati ISTAT. Lo rileva all'Adnkronos mons. Luigi Renna, presidente della Commissione della…

14 ore fa

Cateno De Luca in camper nel tour delle regioni. Caso Liguria: Inaccettabili governi paralleli che umiliano la politica

 Prosegue il tour delle Regioni del leader di Sud chiama Nord e federatore della lista…

14 ore fa

Di Pietro: Errore limitare intercettazioni sui reati della pubblica amministrazione. Corruzione? Elettore si è ormai assuefatto

"Tangentopoli? Non è mai finita, semmai si è ingegnerizzata". A dirlo, in un'intervista alla Stampa,…

23 ore fa

Gli esodati del Superbonus scrivono a Tajani

Riceviamo e pubblichiamo la lettera che l'Associazione Esodati dei Superbonus hanno inviato am vicepremier Antonio…

23 ore fa

Il Nord allacci le cinture. Stanno per arrivare le supercelle temporalesche e i downbursts

Fino a 38°C al Sud Da lunedì sono previste nuove piogge atlantiche Roma, 15 mag.…

24 ore fa

La lettera – Pitbull e aggressioni. Dare voce alla maggioranza silenziosa che chiede di fermare la diffusione della razza

Buongiorno, Volevo ringraziare la vostra testata, ed in particolare la Dott.ssa Piazzo, per l’articolo finalmente…

24 ore fa

Usiamo cookie per ottimizzare il nostro sito web ed i nostri servizi.

Leggi tutto