Categorie: Opinioni

Gli Ogm non aiutano i campi quando c’è la siccità

di Giovanni Robusti – Il mondo agricolo ha sviluppato, nei secoli, una consolidata capacità di minimizzare i benefici del proprio essere esaltando al contempo i problemi connessi. Ha sempre funzionato.
Ho letto il 3 giugno su questo giornale un articolo di Gigi Cabrino “Confagricoltura: Finalmente politica
sostiene colture che resistono a siccità”.

Mi è venuto spontaneo sorridere. Non al bravo giornalista che ha riportato coerentemente una notizia. Ma a cosa celava va, sapientemente, la notizia stessa.
Si prende spunto dalla siccità, che in questa fase proprio non c’è, tant’è che in pianura il mais si sta avviando
alla fioritura senza che nessuna abbia speso un penny di gasolio per irrigare, per cercare di far passare sotto
mentite spoglie un argomento che, se fosse chiamato con il suo vero nome, spaventerebbe le masse. OGM
cioè modificazioni genetiche dei vegetali, per ora.


Le citate Tecniche di Evoluzione Assistita che, c’è da scommettere tra poco troveremo sotto la sigla TEA,
indicate in un emendamento in Commissione Parlamentare al DL siccità, altro non sono che modificazioni
genetiche. In sigla OGM. Proprio per questo è menzionata la necessità di un intervento legislativo da parte
dell’Europa. Che al momento non consente l’uso libero di queste manipolazioni. E spero che mantenga il
punto.


Altra incongruenza che traspare dalla notizia: l’assenza di Coldiretti dal coro di plausi. Non è casuale. E
nemmeno insignificante. La strada per l’uso ibero degli OGM è ancora molto lunga e da sempre ha visto le
due organizzazioni agricole su sponde contrapposte.


Ma a noi, italici e soprattutto Padani, converrebbe? Per la siccità sicuramente no. Non si combatte la siccità
con scorciatoie inesistenti. La siccità si combatte ripristinando un equilibrio ambientale distrutto dall’uomo
e dalle sue azioni.

E’ ormai talmente avanzato lo stadio che il clima è imprevedibile. Quegli agricoltori che
per loro scelta o per cattivi consigli quest’anno hanno seminato coltivazioni poco esigenti in acqua (grano,
colza, girasole), nel timore non ci fosse stata acqua nei fossi per irrigare, hanno preso la strada
sbagliata. Magari l’anno prossimo sarà il contrario. In un clima bagnato come quest’anno, basarsi sulle
sbandierate tecniche di evoluzione assistita sarebbe stato quantomeno ridicolo. E clima bagnato non vuol
dire che sia finita la siccità, che ha altre cause ed effetti.


Ma gli OGM a noi non converrebbero nemmeno dal punto di vista “qualitativo”. La nostra economia
agroalimentare si basa su prodotti dalla filiera corta, legata alle tradizioni. Ci sorbiamo spot pubblicitari
quotidiani, da mulino bianco al vento marino che fa stagionare i prosciutti e tanti altri, che danno al
prodotto “italiano” l’immagine di qualità figlia della storia delle nostre campagne. In conseguenza prezzi, alti
in assoluto, consentono di vendere in tutto il mondo a coloro che se lo possono permettere. Saranno pure
pochi ma, su 8 miliardi di persone, quei pochi bastano per sostenere la nostra economia agroalimentare. E
pure bene a dire il vero. Ebbene come reagirebbero quei portafogli dorati se i nostri prodotti al top di
gamma fossero in realtà originati da alimenti geneticamente modificati. Io credo reagirebbe male andando
a cercare altro. Semmai esistesse.


Cosa penserebbero i cittadini europei che finanziano, con assegni singoli anno dopo anno, l’agricoltura
perché custodisca l’ambiente con rispetto?


A Bruxelles sanno ormai leggere bene le proposte italiche. Anche e soprattutto tra e sotto le righe. Credo che
il tentativo di far passare come aiuto alla siccità la liberalizzazione degli OGM abbia vita corta.

Stefania Piazzo

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