“Frociaggine”, svolta o anche no.

30 Maggio 2024
Lettura 1 min

di Sergio Bianchini – Nessun commentatore legge nell’uscita sorprendente del papa un segno di svolta nella dottrina recente della chiesa cattolica sull’accoglienza di “ tutti così come sono”.

Qualcuno parla di difetto linguistico, qualcuno di errore dovuto al declino personale. Il Papa chiede scusa ai gay dicendo che non voleva offenderli.

Ma proprio perché sicuramente non voleva offenderli è difficile spiegare un’uscita così “de core” come dicono a Roma. E siccome non si tratta di una svolta dottrinale vuol dire che nel “core” degli uomini di chiesa è ancora viva l’antica morale predicata per secoli e poggiante sulle parole degli antichi maestri. Parole sempre santificate e dichiarate provenienti dalla volontà divina, quindi eterne.

Don Minutella, il prete ( adesso ex prete) siciliano con due scomuniche perché sostiene che il papa non è stato eletto regolarmente e quindi non è papa, sostiene che forse Bergoglio si è sentito sopraffatto nella sua funzione di guida suprema dalla lobbi gay potentissima nei vertici vaticani e ormai assolutamente vincente nelle alte sfere della società.

L’idea è molto pertinente visto anche il carattere impetuoso e decisionista di Bergoglio che quindi non vuole essere scavalcato da nessuno. E chiedendo ai vescovi di non ammettere troppi gay nei seminari si preoccupa forse di solidarietà e convergenze amorose troppo particolari ed incompatibili con l’obbedienza gerarchica della chiesa di cui il papa è vertice sacro.

Siamo allora difronte a comportamenti schizofrenici dovuti alla costante convivenza nelle associazioni e nei singoli di due entità opposte che non riescono a parlarsi, comprendersi davvero e sviluppare una sintesi culturale e operativa tranquilla.

In effetti questo stato di cose pervade ormai tutta la società italiana dove anche i confini politici sono scomparsi, dove il governo partecipa alla guerra Ucraina ma “per amore della pace”. Dove il Papa predica la pace interpretando lo stato d’animo della maggioranza e mette in difficoltà soprattutto la sinistra tradizionalmente pacifista ma ormai attiva combattente.

Proprio oggi sul Messaggero il bravissimo Luca Ricolfi dopo aver esaminato l’andamento della criminalità giovanile negli ultimi anni conclude dicendo che la generazione zeta presenta fragilità, ansia, depressione, disturbi alimentari, autolesionismo, ritiro sociale, solitudine, tendenze suicidiarie. Ma allo stesso tempo è attraversata da spinte di natura opposta di cui i comportamenti violenti sono solo la punta dell’aiceberg. Dichiara Ricolfi ”Forse è il momento di prenderne atto: la generazione Z è una generazione bifronte. Chiunque vuole provare a capirla non può guardare una faccia soltanto.

Quindi non sono il solo a percepire una doppiezza di massa che però a mio parere non riguarda solo i giovani ma soprattutto i livelli alti della cultura, in primo luogo la chiesa cattolica.

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