IL GOVERNO LICENZIA LA NADEF: + 0,8% LA CRESCITA, 5,3% IL DEFICIT 2023

28 Settembre 2023
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di Gigi Cabrino – La crescita dell’Italia rallenta: il governo ha ritoccato al ribasso le stime del Pil di quest’anno e del prossimo nella nota di aggiornamento del documento di economia e finanza. Il Consiglio dei ministri ha varato una Nadef che definisce all’insegna “della serietà e del buon senso”, figlia della difficile congiuntura economica internazionale caratterizzata dalla politica monetaria rialzista delle banche centrali e dal conflitto in Ucraina, come rilancia l’Agi.
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti rivendica: “Abbiamo fatto le cose giuste, con responsabilità”. E parla di debito pubblico vincolato dal peso del Superbonus. Mentre la premier Giorgia Meloni avverte lo “stop agli sprechi del passato”, confermando l’impegno a destinare nella prossima legge di bilancio tutte le risorse disponibili “per i redditi più bassi e il taglio delle tasse”. Nel corso del 2023 il Pil viene stimato al +0,8% – era all’1% nel Def di aprile – all’1,2% nel 2024, e rispettivamente all’1,4% e all’1% nel 2025 e nel 2026.


La Nadef indica un deficit tendenziale a legislazione vigente che sale al 5,2% nel 2023 – era atteso al 4,5% – del 3,6% nel 2024, del 3,4% nel 2025 e del 3,1% nel 2026. Nello scenario programmatico invece il deficit è del 5,3% nel 2023 e del 4,3 nel 2024, in confronto alle previsioni del Def. Riguardo alle proiezioni per il 2025 e il 2026 il documento prevede rispettivamente il 3,6% e il 2,9%. Il rapporto debito/Pil e’ previsto ridursi dal 141,7% del 2022 al 139,6% nel 2026. Mentre il tasso di disoccupazione è previsto in calo dal 7,6% del 2023 al 7,3% del 2024. Il Mef ha già inviato alla Commissione Ue il testo della Nadef.
“Non rispettiamo il rapporto Deficit/PIl al 3% ma la situazione complessiva non induce a ritenere di fare politiche pro-cicliche che alimentano la recessione e quindi l’asticella si sposta a un livello di ragionevolezza”, spiega Giorgetti.

Poi aggiunge: “Credo che alla Commissione ci siano delle persone che hanno fatto e fanno politica, diversamente dai banchieri centrali che fanno il loro mestiere e decidono in autonomia da altri tipi di considerazione, comprenderanno la situazione”. Poi il ministro annota: “Non vedo la correlazione con il Mes che dipende da altri tipi di valutazioni, onestamente questa retorica di uno scambio tra il Mes e scostamenti vari non l’ho mai posta e mai ne ho sentito parlare”.
Giorgetti imputa al peso del Superbonus la difficoltà di fermare la progressione del deficit e l’impossibilità di mobilitare maggiori risorse per la prossima manovra. “Il motivo per cui il debito non diminuisce come auspicato è perché, ormai diventa evidente a tutti, il conto da pagare per i bonus edilizi, soprattutto il Superbonus, i famosi 80 miliardi ahimè in aumento, sono pagati in 4 comode rate dal 2024. In assenza di questo il debito sarebbe calato di un punto percentuale ogni anno”, osserva il titolare del MEF.

credit foto roman-wimmers-pIzasX6MfO8-unsplash


Gigi Cabrino nato a Casale Monferrato (AL) nel 1977, laureato in economia aziendale, in Teologia e specializzato in servizi socio sanitari, padre di quattro figli. Consigliere comunale a Villanova Monferrato per due mandati a cavallo del secolo scorso e a San Giorgio Monferrato dal 2019. Lavoro nella scuola pubblica da alcuni anni come insegnante prima e tra il personale non docente poi. Atleta di fondo e mezzofondo da sempre.

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