Bankitalia, crescita al ribasso per il 2024. Poi c’è la crisi del Mar Rosso: calano le importazioni e non solo

19 Gennaio 2024
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 “I rischi per la crescita sono orientati al ribasso e derivano dalla possibilità che lo scarso dinamismo del commercio mondiale persista più a lungo, in connessione con la debolezza dell’economia cinese e con un possibile aggravarsi delle tensioni politiche internazionali. Queste ultime potrebbero pesare sulla domanda interna, attraverso un deterioramento della fiducia di famiglie e imprese, e ripercuotersi sui prezzi delle materie prime. L’irrigidimento delle condizioni di finanziamento potrebbe inoltre essere più accentuato e incidere in misura maggiore sulla dinamica degli investimenti”. E’ quanto si legge nel bollettino economico di Bankitalia , il primo del 2024.

L’indicatore sugli ordini esteri dell’indagine dell’Istat presso le imprese manifatturiere e il corrispondente indice Pmi continuano a collocarsi su livelli coerenti con una domanda estera debole. Questa tendenza potrebbe tuttavia invertirsi se dovessero proseguire gli attacchi alle navi nel Mar Rosso, dove transita quasi il 16 per cento delle importazioni italiane in valore e il 7 per cento delle esportazioni. Un terzo delle importazioni italiane nella filiera della moda arriva attraverso il Mar Rosso.

 Secondo gli esperti di Via Nazionale inoltre ” l’incidenza” della rotta del Mar Rosso “è elevata anche per le importazioni di petrolio greggio e raffinato e per quelle di prodotti metalmeccanici, che costituiscono quasi il 30 per cento degli acquisti dall’estero del paese”. La rilevanza di tale rottame per le esportazioni è invece sensibilmente più bassa: vi transita circa il 7 per cento delle merci in uscita dall’Italia. 

 “A seguito delle ostilità tra Israele e Hamas, a partire dalla seconda metà dello scorso novembre le milizie Huthi, che controllano una parte dello Yemen, hanno attaccato alcune navi mercantili nello stretto di Bab el-Mandeb, all’imbocco del Mar Rosso. Per questo passaggio, situato sulla direttrice che collega il Canale di Suez e l’Oceano Indiano, transita circa il 12 per cento del commercio mondiale. I rischi crescenti per l’incolumità degli equipaggi e per la sicurezza del carico hanno progressivamente spinto le principali compagnie di trasporti a dirigere il traffico navale sulla rotta più lunga che circumnaviga il continente africano. Nella seconda metà di dicembre del 2023 i volumi in transito nello stretto risultavano inferiori di quasi il 40 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente”. 

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