Mantovani (Humanitas): “Stiamo andando verso una sanità per ricchi. Ci si curerà per censo”

4 Aprile 2024
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 “Voglio continuare a vivere in un Paese in cui una persona, se si ammala, deve preoccuparsi solo di guarire. Non di quanto costa la sua cura, o di cosa fare quando scade l’assicurazione”. Un Paese dove tutti hanno diritto a curarsi, dove poterlo fare non sia una cosa per ricchi . Così l’immunologo Alberto Mantovani, direttore scientifico di Humanitas e docente alla Humanitas University, spiega in un’intervista a ‘la Repubblica’ perché ha deciso di firmare l’appello lanciato ieri da 14 big della scienza a sostegno della sanità pubblica. Dopo “l’ultimo rapporto del Censis e dell’Aiop, secondo cui l’Italia sta andando verso una salute per Cense, in cui solo i ricchi riescono a curarsi nel migliore dei modi – ricorda – ci siamo scambiati dei pareri, fra colleghi dell’Accademia dei Lincei e di altre istituzioni, e ci siamo accorti di avere un sentire comune, pur non essendo tutti medici e non lavorando tutti all’interno di ospedali pubblici”. Mantovani, tra gli scienziati italiani più citati nel mondo, lavora in un’istituzione privata. Però difende il Ssn “perché sono un cittadino di questo Paese – afferma – perché lavoro in un ospedale che svolge un servizio al pari degli altri ospedali statali, faccio ricerca con una rete di colleghi che lavorano negli ospedali pubblici”. E poi “perché è appena nata la mia decima nipotina e non riesco a pensare che crescano in un sistema sanitario che cura le persone in base alla ricchezza”.

L’ultima arrivata in casa Mantovani “è nata in un ospedale pubblico a Londra – racconta il nonno – Anche il sistema sanitario britannico ha problemi enormi, ma lei e la madre sono tornati a casa dopo 2 giorni, assistiti a domicilio da un’ostetrica . Con un prelievo di sangue ha già fatto lo screening per eventuali malattie genetiche rare metaboliche”. Ecco, “vorrei che tutti i miei nipoti continuando a vivere con un’assistenza così, senza diseguaglianze”. Un modello che rimane lontano da quello statunitense. ” Di recente – continua lo scienziato – raccontavo a un collega americano che il nostro sistema sanitario garantisce un trattamento molto avanzato a base di anticorpi monoclonali ai pazienti che soffrono di emicrania grave. Lui mi guardava con gli occhi di fuori. Un altro mi citava la storia triste di un suo conoscente. Persi il lavoro e l’assicurazione sanitaria, ha dovuto interrompere la terapia contro l’artrite reumatoide. Si trattava di una cura che fa la differenza tra il restare immobili e il tornare a camminare e in Italia è offerta a chiunque ne abbia bisogno. Il nostro sistema sanitario, nonostante le difficoltà, fa miracoli”. E se dovesse incontrare il ministro della Salute Orazio Schillaci, Mantovani gli chiederebbe “di permetterci di continuare a fare miracoli”.

 “Chiediamo più risorse, controllo sulla qualità clinica ed efficienza”, evidenzia l’immunologo. “Se getti più risorse in un sistema che spreca, non farai grandi passi avanti. C’è bisogno di meno burocrazia”, ​​prosegue Mantovani: “Come chi va in montagna, dobbiamo toglierci i sassi dagli zaini. E serve un uso più appropriato di esami e farmaci, a partire dagli antibiotici. E’ anche vitale sostenere molto di più la ricerca. Stanno arrivando terapie molto efficaci, come le Car-T contro i tumori e contro alcune malattie autoimmuni, che sono anche molto costose. Produrle in Italia, evitando di doverle comprare sempre e solo all’estero, le renderebbe più sostenibili”. Lo scienziato dedica una riflessione ai giovani camici bianchi.

“Oggi – osserva – gli studenti di Medicina sono molto meglio preparati di quando io ero studente. Forse però non riusciamo a trasmettere bene la componente vocazionale di questo mestiere. Ai miei tempi c’era la coda per entrare in chirurgia, oggi la coda si è trasferita a chirurgia estetica. Vivo con angoscia questa mancanza di attrattività da parte di alcuni settori che pure sono il cuore della nostra professione. Penso alla medicina d’urgenza, ma uguale importanza hanno tutte le professioni sanitarie e infermieristiche. Non sono solo i giovani italiani a lasciarle sguarnite, anche gli stranieri trovano poche ragioni di attrazione nell’Italia”, puntualizza lo specialista. Fra le nuvole grigie che vede all’orizzonte, l’immunologo cita “le differenze di efficienza del sistema sanitario tra Nord e Sud e la scarsa adesione agli screening dei tumori, soprattutto nelle regioni meridionali. Ai programmi di prevenzione mammografici – rimarca – risponde solo il 40% delle donne al Sud e oltre il 70% in Lombardia. Vediamo poi aumentare i bambini in sovrappeso e che non praticano sport. Un buon sistema sanitario non si occupa solo di curare le malattie – avverte – ma anche di prevenirle.

E l “Italia oggi riesce a farlo molto meno. Questa è per noi una ragione d’angoscia, una delle principali che ci ha spinto a firmare l’appello per un sistema sanitario che è malato – chiosa Mantovani – ma non certo moribondo. E che ha tutte le possibilità di essere salvati”. 

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